Una misura contro il caldo, ma la proposta fa insorgere il Giappone: dove uscire dal lavoro quando ancora c'è il sole è un disonore
TOKYO - Il caldo insostenibile di queste ultime settimane, che avrebbe già mandato in ospedale 71'265 persone e fatto 138 vittime, ha rischiato di convincere perfino il Giappone. Portare in avanti le lancette non di una, ma due ore: per rendere più facile la vita in ufficio; consentire inoltre di beneficiare di temperature più miti durante il viaggio d'andata.
Per non parlare poi delle olimpiadi di Tokyo del 2020, quando l'inclemenza del termometro potrebbe penalizzare le prestazioni degli atleti. La richiesta arriva proprio da qui, dal presidente del Comitato olimpico; e il premier Shinzo Abe era parso intenzionato, sulle prime, a valutare la possibilità di introdurre l'ora legale, sospesa nel 1952.
Non fosse che sono insorti lavoratori, aziende, mondo economico. Motivo: uscire dall'ufficio prima che faccia buio, nel Paese stakanovista per eccellenza, è un vero disonore. Macchiarsi di tale vergogna o restare altre due ore davanti al computer, prolungando giornate già adesso in apparenza interminabili? Per il premier il dubbio non si pone: l'ora legale «avrebbe un impatto negativo sulle persone».