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STATI UNITIUna ragazzina uccisa, un suicidio e (probabilmente) un errore

07.02.20 - 06:00
Claire Hough fu trovata senza vita nel 1984 su una spiaggia della California. Il caso fu riaperto inizialmente nel 2012
Depositphotos (archivio)
Una ragazzina uccisa, un suicidio e (probabilmente) un errore
Claire Hough fu trovata senza vita nel 1984 su una spiaggia della California. Il caso fu riaperto inizialmente nel 2012

SAN DIEGO - Lo strascico dell’omicidio di Claire Hough, una 14enne uccisa brutalmente su una spiaggia della California nel lontano 1984, è tornato in questi giorni sulle pagine dei quotidiani americani. Il caso della sua morte, a lungo congelato, fu riaperto nel 2012 grazie ai progressi nell’ambito delle indagini sul dna. Dai risultati emerse il collegamento con due persone, un uomo già condannato per abusi sessuali e un ex tecnico forense della polizia. Quest’ultimo si è tolto la vita alcuni mesi dopo, nel 2014.

Lunedì scorso si è aperto il processo contro la città di San Diego. Secondo la vedova del 62enne, a spingere il marito al suicidio sarebbe stato un errore della polizia della città californiana, che ha inoltre esercitato una fortissima pressione nel corso dell’indagine.

Durante il riesame delle prove in laboratorio, una traccia dello sperma - inizialmente non vista - dell’uomo fu identificata su un tampone vaginale della vittima. Quando gli agenti si sono presentati a casa sua, l’ex tecnico - che aveva già sofferto di ansie e depressione in passato - era convinto si trattasse di uno sbaglio. «Era spaventato dall’arresto, dal fatto che potesse finire in prigione e subire abusi, e non poteva sopportarlo», ha spiegato al Washington Post il rappresentante legale dei familiari dell’uomo.

«Prove contaminate? È possibile» - La colpa del dipartimento cittadino sarebbe quindi quella di aver rifiutato l’ipotesi più verosimile per spiegare l’accaduto: una contaminazione delle prove avvenuta in laboratorio. Durante gli  anni ‘80, i tecnici forensi erano soliti conservare campioni del proprio liquido seminale per effettuare comparazioni qualitative in laboratorio. Nessuna traccia di sperma fu infatti rilevata nel 1984 e il tecnico in questione non entrò mai in contatto con i reperti del caso Hough. L’ipotesi è avvalorata anche dalla testimonianza dell’uomo che effettivamente mise mano alle prove, che martedì ha spiegato di non poter escludere una sua responsabilità nella contaminazione in quanto i campioni erano conservati in un congelatore a disposizione «per utilizzo generale» da parte degli impiegati. «Non sono certo di quale campione io abbia utilizzato. Non voglio credere di aver commesso un errore, ma devo ammettere che esiste questa possibilità», ha dichiarato.

Il titolare dell’indagine ha per contro spiegato che a suo tempo aveva ricevuto rassicurazioni sul fatto che una contaminazione delle prove non fosse possibile. Erano così scattate le perquisizioni al domicilio dell’ex tecnico. Le autorità sequestrarono 14 scatoloni di materiale; l’inizio della fine, secondo la vedova dell’uomo. Iniziò così l’interminabile attesa per riavere il tutto. «Eravamo convinti che una volta accortisi che non c’era nulla ci avrebbero restituito il tutto», chiudendo il caso. Quel giorno però non arrivò, nonostante la donna avesse più volte avvisato le autorità sulle condizioni mentali del marito, che il 20 ottobre del 2014 uscì di casa, acquistò una corda e si impiccò in una cabina del parco statale Cuyamaca Rancho.

Nessun legame - «Non ci sono dubbi sul fatto che sia una tragedia. Una giovane ragazza è stata uccisa. Un ex impiegato del dipartimento di polizia si è suicidato. Ma (gli inquirenti) stavano facendo il loro lavoro», ha spiegato il procuratore cittadino. Resta il fatto che le indagini non sono riuscite a ricostruire alcun collegamento tra l’uomo e l’altro sospettato, il cui sangue fu rinvenuto sui jeans della ragazza. Quest’ultimo però - che al momento dell’omicidio era in libertà vigilata nella contea di San Diego, a seguito di una condanna per stupro - è morto nel 2011.

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