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MESSICOViolenze sistematiche contro i migranti rimandati indietro dagli Usa

30.01.20 - 12:02
Molti vengono rapiti a scopo di estorsione, denuncia Medici senza frontiere
KEYSTONE
I richiedenti l'asilo che vengono rimandati in Messico sono vittime di violenze sistematiche, denuncia Medici senza frontiere.
I richiedenti l'asilo che vengono rimandati in Messico sono vittime di violenze sistematiche, denuncia Medici senza frontiere.
Violenze sistematiche contro i migranti rimandati indietro dagli Usa
Molti vengono rapiti a scopo di estorsione, denuncia Medici senza frontiere

CITTÀ DEL MESSICO - L'80% dei richiedenti l'asilo rimandati in Messico in attesa del pronunciamento delle corti statunitensi è stata vittima di violenze. Lo riferisce un sondaggio di Medici senza frontiere.

Secondo i dati citati dal Guardian, nel solo mese di settembre tre quarti delle persone intervistate dall'èquipe dell'organizzazione nel centro di Nuevo Laredo hanno denunciato di essere state rapite a scopo di estorsione. I migranti vengono generalmente prelevati all'esterno degli uffici per la migrazione o alle stazioni dei bus e trattenuti dai malviventi finché i parenti in patria non pagano il riscatto. Che può arrivare a diverse migliaia di dollari.

Ieri è stato il primo anniversario del protocollo MMP, fortemente voluto dall'amministrazione Trump, che stabilisce che coloro che chiedono asilo negli Stati Uniti siano rimandati in Messico in attesa che delle corti Usa si pronuncino sui loro casi. In questo anno sono state più di 57mila le persone ricollocate nelle cittadine di frontiera, spesso alla mercé delle organizzazioni criminali messicane.

Il coordinatore generale per il Messico di Medici senza frontiere denuncia: «Il governo messicano non ha la capacità di fornire le condizioni minime di vita a migliaia di persone che sono rimandate nel suo territorio». Per dare un'idea della pericolosità di Nuevo Laredo: le autorità Usa hanno diramato un avviso di livello 4, che chiede ai propri cittadini di non recarsi in città. Il livello 4 è lo stesso in vigore per teatri di guerra come Siria e Afghanistan.

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