Altri tre sono stati sospesi. Il gip ha escluso l'aggravante mafiosa. Un loro collega fu pedinato e intimidito con una bomba carta sotto l'auto
NAPOLI - Corruzione, omissione in atti di ufficio e rivelazione di segreti: queste le accuse che la Direzione distrettuale antimafia di Napoli contesta, a vario titolo, a otto carabinieri nei confronti dei quali sono stati notificati cinque arresti domiciliari e tre sospensioni, della durata di un anno, dall'esercizio del pubblico ufficio.
Concretamente, i militari avrebbero assicurato libertà di movimento e impunità ad alcuni esponenti del clan camorristico capeggiato dal boss Pasquale Luca. La Procura - come riferito dalle testate italiane - aveva formulato inizialmente anche l’ipotesi di concorsi esterno in associazione mafiosa, un’aggravante poi però esclusa dal giudice.
Collega minacciato - Durante l’inchiesta è inoltre emersa anche una manovra realizzata per allontanare da Sant’Animo un maresciallo che rappresentava «un argine solidissimo ai tentativi del clan di sottrarsi al controllo delle attività illecite», riferisce la Repubblica. Il militare fu prima fotografato e pedinato e, in un secondo momento, fu fatta esplodere una bomba carta sotto la sua vettura.