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FRANCIAPesanti condanne per l'attentato sventato a Notre-Dame

15.10.19 - 11:14
In cinque erano a processo, le pene più pesanti sono di 30 e 25 anni di carcere
ARCHIVIO KEYSTONE
Pesanti condanne nel processo alle cinque donne jihadiste responsabili dell'attentato sventato con un'auto piena di bombole a gas nei pressi della cattedrale di Notre-Dame a Parigi.
Pesanti condanne nel processo alle cinque donne jihadiste responsabili dell'attentato sventato con un'auto piena di bombole a gas nei pressi della cattedrale di Notre-Dame a Parigi.
Pesanti condanne per l'attentato sventato a Notre-Dame
In cinque erano a processo, le pene più pesanti sono di 30 e 25 anni di carcere

PARIGI - Pesanti condanne nel processo alle cinque donne jihadiste responsabili dell'attentato sventato con un'auto piena di bombole a gas nei pressi della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, ormai oltre tre anni fa, il 4 settembre del 2016.

Di età compresa tra i 22 e i 42 anni, le cinque donne sono state processate in questi ultimi giorni dalla corte d'assise di Parigi. Due di loro, Inès Madani e Ornella Gilligman, sono state condannate rispettivamente a 25 e 30 anni di carcere. Altre due a 20 anni e una terza a 5 anni. Per gli avvocati generali del processo, erano divenute "il volto dello jihad femminile in Francia".

Al momento del verdetto, Inès Madani, condannata a 30 anni, è rimasta impassibile mentre Ornella Gilligmann, madre di 3 bambini condannata a 25 anni è scoppiata in lacrime. Secondo il legale della Madani, Laurent Pasquet-Marinacce, quella incorsa dalla sua assistita è una «pena eccessivamente severa». «È una sentenza che mira a dare l'esempio, sconnessa dalla personalità di questa giovane donna e dalla gravità dei fatti», ha deplorato, ricordando che a Notre-Dame non ci furono morti né feriti.

Le condanne pronunciate nella notte dalla corte d'assise speciale di Parigi corrispondono alle richieste della procura. Quattro delle cinque donne rischiavano l'ergastolo. Tra le accuse, quella di aver tentato di perpetrare atti terroristici seguendo le indicazioni di Rachid Kassim, un propagandista dell'Isis, probabilmente morto in Iraq.

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