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CAMBOGIA“Trafficanti di spose”, mancano i fondi per fermarli

08.04.19 - 06:00
Le promesse del governo sono rimaste sulla carta, denunciano le organizzazioni. Un fenomeno che riguarda migliaia di donne ogni anno
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Decine di migliaia di donne finiscono nelle mani dei "trafficanti di spose" che le portano in Cina.
Decine di migliaia di donne finiscono nelle mani dei "trafficanti di spose" che le portano in Cina.
“Trafficanti di spose”, mancano i fondi per fermarli
Le promesse del governo sono rimaste sulla carta, denunciano le organizzazioni. Un fenomeno che riguarda migliaia di donne ogni anno

PHNOM PENH - Le autorità cambogiane hanno annunciato una serie di provvedimenti per combattere i crimini transnazionali, in particolare quelli che vanno a scapito dell'incolumità degli esseri umani. Uno dei fenomeni più abbietti, ma anche meno noti, è il traffico di “spose” verso la Cina: dal 2010 a oggi decine di migliaia di giovani donne sono state attirate dalle organizzazioni criminali cinesi con la promessa di posti di lavoro ben remunerati, salvo poi essere letteralmente vendute a uomini single.

«Accade ogni giorno» ha dichiarato alla Fondazione Thomson Reuters Dy Thehoya, responsabile di un'organizzazione che si occupa del rimpatrio delle donne che riescono a sfuggire al racket. «Il governo crea meccanismi per affrontare il problema, ma solo sulla carta». Gli scarsi fondi stanziati impediscono alle forze dell'ordine di perseguire i criminali.

DEPOSITPHOTOSLe autorità promettono maggiore impegno ma i fondi sono molto scarsi.

Nel 2016 Phnom Penh ha individuato 7000 cambogiane costrette a matrimoni forzati in Cina, ma per le associazioni le vittime di questa tratta sono almeno il doppio. Le misure messe in campo negli ultimi anni, come i controlli molto più severi per le donne che chiedono il visto per l'estero, sono risultate inefficaci. Il perché lo spiega ancora Thehoya: «Sembra che i trafficanti abbiano legami con i funzionari nei vari paesi» e da parte loro non arriva nessun aiuto, in caso di richiesta di assistenza. Si fa largo lo spettro della corruzione: «Condividono i benefici». È in funzione inoltre una rete di "passatori" lungo una rotta che, passando per il Vietnam, porta le vittime in territorio cinese.

Le donne che sono riuscite a liberarsi da questa forma moderna di schiavitù hanno denunciato abusi fisici, psicologici e sessuali oltre a segregazione, tortura e lavori forzati. Alcune sono scappate, altre sono state semplicemente "scartate" dopo aver partorito un figlio per l'uomo che le aveva acquistate, per somme che oscillano tra i 10mila e i 20mila dollari.

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