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PAKISTANVenti di distensione sul Kashmir

01.03.19 - 20:17
Il pilota indiano abbattuto sui cieli del Pakistan due giorni fa è stato liberato ed è rientrato in patria
Keystone
Venti di distensione sul Kashmir
Il pilota indiano abbattuto sui cieli del Pakistan due giorni fa è stato liberato ed è rientrato in patria

ISLAMABAD - Dopo la fiammata di guerra sul Kashmir, la distensione, seppure guardinga: è rientrato via terra in patria, dove in serata è stato accolto come un eroe, a cominciare da una folla festante alla frontiera e dai suoi genitori, il pilota indiano abbattuto sui cieli del Pakistan due giorni fa e rilasciato con grande clamore oggi da Islamabad in un «gesto di buona volontà».

Gesto apprezzato dal governo di New Delhi, accompagnato dall'avvio di una graduale riapertura dello spazio aereo pachistano ai voli civili, ma anche da un severo ammonimento: «Il Pakistan risponderà sicuramente a qualsiasi aggressione, esercitando il suo diritto all'autodifesa».

Ma nel giorno della distensione il tenente colonnello dell'aeronautica indiana Abhinandan Varthaman verso le 21 locali (le 16.30 in Svizzera) ha passato il posto di frontiera indo- pachistano fra Wagah e Attari, vicino Lahore, nel Punjab, dopo essere stato consegnato all'ambasciatore indiano a Islamabad.

Il pilota Varthaman è stato preso prigioniero 58 ore prima, nella porzione controllata dal Pakistan del Kashmir, dopo che il suo Mig-21 è stato abbattuto in un duello aereo con un F-16 pachistano, da lui inseguito nello spazio aereo di Islamabad dopo un fallito raid aereo in territorio indiano.

In un video rilasciato dal governo pachistano, l'ufficiale 38/enne ha raccontato: «Stavo cercando di trovare il mio bersaglio quando l'aeronautica pachistana mi ha abbattuto». Varthaman ha detto di essere atterrato col suo paracadute con una pistola in mano in un posto pieno di persone, che hanno preso ad avvicinarsi. Temendo per la vita, ha raccontato, «avevo un solo modo di salvarmi, gettare la pistola e correre».

Il baffuto pilota spiega poi di essere stato «salvato da ufficiali pachistani», ai quali si è arreso. «Le forze armate pachistane sono molto professionali. Ho passato del tempo con loro, sono favorevolmente colpito».

Il giorno precedente, martedì, i jet indiani avevano colpito duramente, distruggendo un campo di addestramento e uccidendo - secondo la versione di New Delhi - almeno 350 miliziani irredentisti islamici di Jaish-e-Mohammmad (Jem, L'Esercito di Maometto). Il Jem aveva rivendicato il sanguinoso attentato suicida del 14 febbraio, sulla strada per Srinagar, capoluogo del Kashmir indiano, in cui un'autobomba lanciata contro un pullman uccise 44 paramilitari della sicurezza indiana. Un attentato - il peggiore negli ultimi 20 anni del conflitto in Kashmir - che l'India del premier nazionalista induista, Narendra Modi, aveva promesso di non lasciare impunito.

Ma malgrado il gesto distensivo del rilascio, voluto dal premier pakistano Imram Khan, la situazione fra i due vicini, entrambi detentori di arsenali atomici, resta molto tesa. Intanto la chiusura dello spazio aereo, che aveva mandato in tilt decine di rotte civili internazionali, è stata revocata, con l'apertura degli aeroporti di Islamabad, Peshawar e Quetta.

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