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VENEZUELA25 morti alla frontiera con il Brasile

25.02.19 - 11:27
La strage a Gran Sabana è stata denunciata dal sindaco della località
KEYSTONE/EPA (Joedson Alves)
25 morti alla frontiera con il Brasile
La strage a Gran Sabana è stata denunciata dal sindaco della località

CARACAS - In due giorni di repressione, da sabato scorso, le forze di sicurezza e gli irregolari chavisti hanno ucciso 25 persone e ne hanno ferito almeno 84 a Gran Sabana, alla frontiera venezuelana con il Brasile.

KEYSTONE/EPA (Joedson Alves)

Lo ha denunciato il sindaco della località, Emilio Gonzalez, che si è rifugiato in Brasile, attraversando il confine clandestinamente.

 

Nel comune di Gran Sabana, nello Stato venezuelano di Bolivar, si trovano la cittadina di Santa Elena del Uarein - a circa 15 km dalla frontiera brasiliana - e la comunità indigena di Kumaparakay, dove erano state registrate le 4 vittime finora confermate della repressione che ha segnato la fallita operazione di ingresso degli aiuti umanitari in Venezuela, sabato scorso.

Gonzalez, che è un indigeno Pemon, ha detto ai media brasiliani che è dovuto fuggire dal suo Paese a causa della repressione, giacché sa che il governo di Nicolas Maduro lo considera un avversario, e ha raccontato che circa 3 mila militari sono arrivati a Santa Elena de Uarein due giorni fa, per impedire l'ingresso degli aiuti umanitari depositati a Pacaraima, dall'altra parte del confine.

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Il bilancio fornito da Gonzalez non è stato confermato finora né dalle autorità venezuelane né dalle ong locali che da due giorni raccolgono informazioni sulla repressione lanciata dal governo di Nicolas Maduro sulle frontiere terrestri del paese.

Aiuti cinesi ok, ma senza uso politico - La Cina spera che la comunità internazionale possa fornire un aiuto «costruttivo» al Venezuela basato sulla sovranità del Paese: dopo il respingimento degli aiuti stranieri da parte dell'esercito e gli scontri al confine col Brasile tra gli oppositori del presidente Maduro e le forze di sicurezza a lui fedeli, il ministero degli Esteri di Pechino auspica possa essere mantenuta la calma e la pace, reiterando la condanna dei tentativi esterni di interferenza su vicende interne o l'uso di cosiddetti «aiuti umanitari per fini politici».

«Sollecitiamo ancora governo e opposizione del Venezuela a lavorare per la risoluzione politica nel rispetto della Costituzione e delle leggi, e chiamiamo la comunità internazionale a fare di più di quello che possa realmente beneficiare la stabilità, lo sviluppo economico e il miglioramento delle vita dei cittadini del Venezuela», rileva ancora il ministero in una nota.

KEYSTONE/EPA (MAURICIO DUENAS CASTANEDA)

La Cina «spera che la comunità internazionale possa dare un aiuto costruttivo al Venezuela nella precondizione del rispetto delle sovranità del Venezuela».

Juan Guaidò, riconosciuto da molti Paesi occidentali come il leader legittimo del Paese sudamericano, ha sollecitato le potenze straniere a considerare tutte le opzioni possibili per estromettere dal potere il presidente Nicolas Maduro, nella imminenza della riunione del Gruppo di Lima, a Bogotà, alla quale parteciperà oggi il vicepresidente Usa, Mike Pence.

Maduro ha dalla sua Russia e Cina (anche se in posizione più sfumata rispetto all'inizio), essendo questi due Paesi tra i principali creditori del Venezuela.

La Germania chiede maggior pressing su Maduro - «Il governo tedesco ritiene che si debba aumentare la pressione su Maduro affinché si arrivi a libere elezioni nel Paese», e su questo Berlino «si consulta con i suoi partner europei al momento». Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri tedesco, a Berlino, in conferenza stampa.

Keystone

La Germania ha offerto 5 milioni di euro di aiuti umanitari per il Venezuela, che Maduro rifiuta perché non ammette la situazione di emergenza umanitaria, ha spiegato poi la portavoce del governo Ulrike Demmer. Berlino ha espresso soddisfazione per la concertazione della linea europea, nel weekend, e Demmer ha citato l'Alta rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini, secondo la quale il caso venezuelano deve avere una «soluzione politica».

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