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VENEZUELASpari al confine con il Brasile, almeno due morti

22.02.19 - 22:17
Gli uomini fedeli a Maduro hanno aperto il fuoco contro la folla, uccidendo almeno due indigeni e ferendone un decina
Keystone
Spari al confine con il Brasile, almeno due morti
Gli uomini fedeli a Maduro hanno aperto il fuoco contro la folla, uccidendo almeno due indigeni e ferendone un decina

CARACAS - Alla vigilia del giorno X, annunciato da Juan Guaidò per l'arrivo degli aiuti umanitari internazionali in Venezuela, la tensione è altissima ai confini del Paese, militarizzati e sigillati da Nicolas Maduro. Con i militari del regime chavista che sembrano pronti a restare fedeli al loro leader: non hanno esitato a sparare, uccidendo almeno due indigeni e ferendone un'altra decina, al confine con il Brasile.

In quel varco, cioè, controllato dalla comunità dei Pemon pronta a bloccare i soldati. E mentre al confine della Colombia, il principale e simbolico punto di accesso dove ha annunciato la sua presenza anche il presidente autoproclamato Juan Guaidò, si alza la musica del concerto per un "ponte di speranza" voluto dal filantropo Branson, il rischio che la situazione degeneri è reale. Tanto da registrare un appello del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, a «evitare ogni violenza».

Le Forze Armate «sono dispiegate su tutto il territorio nazionale per garantire la pace e la difesa integrale del Paese», ha proclamato Maduro su Twitter, e a Kumarakapay, piccola località a poca distanza dalla frontiera con il Brasile, i militari hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco degli Aretauka, la forza di sicurezza autonoma della comunità indigena locale, che cercavano di fermarli. Almeno altri 12 Pemon sono rimasti feriti nello scontro. Ma gli indigeni hanno catturato vari militari, fra i quali un generale della Guardia Nazionale, José Miguel Montoya, accusato di aver «comandato il tragico attacco». La frontiera con il Brasile, chiusa da Maduro, è stata riaperta per qualche istante per permettere che passassero gli indigeni feriti, giacché negli ospedali locali mancavano le medicine per curarli. E anche in quell'occasione si sono registrati se non veri e propri scontri, tafferugli e momenti di tensione. La Guardia Nazionale ha anche cercato di impedire che un convoglio di deputati oppositori, partito giovedì da Caracas, arrivi fino alla frontiera con Colombia, per partecipare domani all'accoglienza degli aiuti umanitari.

Durante il percorso, di circa 800 km, i deputati hanno dovuto superare vari ostacoli e posti di blocco.

Guaidò e i deputati oppositori vogliono essere domani nello Stato di Tachira, dove hanno annunciato quattro punti per la raccolta degli aiuti, attualmente depositati a Cucuta, il principale dei quali è sul ponte di Las Tienditas. E' su questo ponte che oggi è andata in scena la sfida di concerti fra i pro e gli anti Maduro: sul versante colombiano, il "Venezuela Aid Live" organizzato da Richard Branson con "big" della musica latina, e su quello venezuelano "Hands Off Venezuela", lo spettacolo annunciato dal governo di Caracas, con artisti molto meno noti.

Oltre all'invio di rinforzi militari sul confine con la Colombia, Maduro ha anche ordinato la chiusura totale del ponte, e durante la notte soldati venezuelani hanno saldato alla sua struttura i container che nei giorni scorsi avevano istallato sulle corsie per impedire il traffico fra i due paese.

Resta poco chiaro, dunque, come faranno i volontari di Guaidò per attraversare i confini con Brasile e Colombia per andare a raccogliere l'assistenza umanitaria, che Maduro respinge, definendola uno "show mediatico" creato per camuffare un intervento militare degli Stati Uniti e Venezuela. Russia, Cina e Bolivia, intanto, hanno ribadito il loro messaggio, indirizzato principalmente agli Usa di Donald Trump: «Gli aiuti non sia usati come alibi per un attacco», come un «cavallo di Troia», per mascherare un intervento militare.

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