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AUSTRALIAAttacco a Melbourne: aggressore morto. l'Isis rivendica l'attacco

09.11.18 - 11:42
Ha ucciso a coltellate un passante, ferendone altri due. Gridava "Allahu Akbar"
Keystone
Attacco a Melbourne: aggressore morto. l'Isis rivendica l'attacco
Ha ucciso a coltellate un passante, ferendone altri due. Gridava "Allahu Akbar"

MELBUORNE - Torna il terrore a Melbourne, seconda città dell'Australia, durante un pomeriggio di shopping in cui un uomo è morto per mano di un aggressore lanciatosi fra i passanti al grido di 'Allah Akbar', stando a testimoni. Lo stesso aggressore è stato poi ucciso dalla Polizia, mentre è giunta puntuale la rivendicazione dell'Isis la cui veridicità resta non verificata. Le autorità trattano comunque l'episodio come terrorismo.

Attimi confusi e la paura sul volto di centinaia di persone tenute ai margini della 'scena' - in parte colta anche in video - dalle forze dell'ordine, intervenute per fermare la furia omicida: l'uomo - risultato poi noto alle autorità - è arrivato con un pick-up, gli ha dato fuoco fra i passanti, e poi armato di coltello ha inseguito le sue vittime una per una: ha colpito tre persone, lasciandone una senza vita, nell'ora di punta dello shopping.

Su quel che resta del furgone sono state trovate diverse bombole a gas, subito disinnescate. Non un arsenale, ma sufficienti a far bollare l'attacco come 'terrorismo' dalle forze di sicurezza. Si sospetta che l'attacco fosse pianificato, sebbene non in maniera particolarmente articolata, stando alle informazioni fino ad ora diffuse.

"Allah Akbar" (Dio è grande), avrebbe urlato l'aggressore nel pieno della sua impresa omicida, stando ad un testimone oculare citato dal Daily Mail. Ed è sempre il tabloid britannico a riferire i primi dettagli sulla sua identità: l'uomo era un terrorista somalo noto alle agenzie anti-terrorismo australiane a livello statale e nazionale e avrebbe avuto legami con gruppi estremisti nordafricani. L'origine somala è stata confermata anche dai vertici della Polizia locale, che è rimasta però più vaga circa le ragioni per cui già in passato l'aggressore aveva attirato l'attenzione delle autorità: "È noto alla Polizia principalmente in relazione ad alcuni parenti che sono di certo persone di interesse per noi", ha detto il commissario della Polizia statale di Victoria, Graham Ashton, facendo anche riferimento all'intelligence a livello federale.

Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha condannato l'"attacco vile e malvagio" sottolineando poi con fermezza che "gli australiani non si lasceranno intimidire da questi orridi attacchi e continueremo ad andare avanti con le loro vite, godendo delle libertà che i terroristi detestano". Il terrore - verosimilmente o meno riconducibile ad una specifica e diretta strategia messa in campo dall'Isis anche in Australia - aveva scosso il Paese quando nel dicembre del 2014, a Sidney, un uomo armato aveva preso e tenuto in ostaggio 18 persone per 17 ore in una caffetteria, l'episodio si concluse con la morte di due degli ostaggi e con l'autore dell'attacco ucciso dalla Polizia.

Quest'ultimo, durante quelle ore drammatiche, aveva a più riprese chiesto alle forze dell'ordine che gli venisse consegnata una bandiera dello Stato Islamico. Non risultarono però diretti e accertati legami dell'aggressore con l'Isis, sebbene le autorità stabilirono successivamente che si era comunque trattato di un attacco a sfondo terroristico. Ancora Melbourne, lo scorso anno, fu teatro di due episodi di veicoli lanciati contro la folla, ma in entrambi i casi la Polizia escluse collegamenti con il terrorismo.

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