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EGITTOConfermate le pene capitali per 75 "Fratelli Musulmani"

08.09.18 - 19:26
Il processo si rifà agli eventi risalenti all'agosto 2013
Keystone
Confermate le pene capitali per 75 "Fratelli Musulmani"
Il processo si rifà agli eventi risalenti all'agosto 2013

IL CAIRO - La corte d'assise del Cairo ha confermato oggi, dopo il parere positivo del muftì d'Egitto, la condanna a morte per 75 Fratelli Musulmani, tra i quali alcuni esponenti di spicco del movimento, sotto processo da circa due anni per violenze risalenti ad agosto 2013.

La sentenza include anche 47 condanne all'ergastolo, tra le quali quella dell'ex guida suprema dei Fratelli, Mohamed Badie. Gli imputati hanno 60 giorni di tempo per ricorrere in Cassazione.

Il processo, il più grande della storia d'Egitto per il numero di imputati, 739, ha visto anche le condanne di oltre 600 egiziani a pene comprese tra l'ergastolo e dieci o cinque anni di reclusione.

Il 14 agosto 2013 una manifestazione di protesta di decine di migliaia di sostenitori della confraternita cominciata il 3 luglio, subito dopo la deposizione e l'arresto da parte dei militari del presidente Mohamed Morsi (attualmente in carcere), si concluse nel sangue, durante pesanti scontri dei manifestanti con la polizia ed i militari per lo sgombero di piazza Rabaa Al Adwyia, nel quartiere cairota di Medinet Nasser e di piazza Al Nahda, davanti all'università del Cairo.

Secondo dati ufficiali vi morirono 600 manifestanti (e otto agenti), cifra giudicata molto al di sotto di quella reale da organizzazioni umanitarie come Amnesty International e Human Rights Watch (Hrw) che accusarono le autorità di crimini contro l'umanità.

Le 75 condanne a morte erano già state emesse il 28 luglio, ma erano subordinate al parere del muftì - autorità religiosa dell'Egitto, addetta a valutare i riflessi religiosi dei comportamenti civili - che le ha dichiarate opportune qualche giorno fa.

Oggi la corte d'assise ha anche condannato a cinque anni di reclusione (di fatto già scontati) il reporter Mahmud Abu Zeid, arrestato in piazza Rabaa mentre fotografava gli scontri. Il timore che anch'egli potesse rischiare la pena capitale ha indotto gruppi umanitari a proteste e prese di posizione molto forti a favore della sua liberazione.

Tra i condannati a morte figurano nomi rilevanti della Fratellanza, come quelli del portavoce e mente politica del movimento Essam El Erian, del predicatore Safwat Hegazi e del segretario generale Mohamed Beltagui, che avevano svolto intense azioni per il sostegno alla candidatura di Mohamed Morsi e poi alla sua presidenza da giugno 2012 a giugno 2013.

Il 30 giugno, poi, una grande protesta popolare, con una partecipazione di egiziani non lontana da quella della 'rivoluzione' del 25 gennaio 2011 che aveva obbligato Hosni Mubarak a dimettersi, aveva segnato la fine dell'esperienza dei Fratelli alla guida del Paese, con l'intervento dei militari capeggiati dall'allora capo di stato maggiore dell'esercito, generale Abdel Fattah el Sisi, attuale presidente.

La storia della Fratellanza, nata in Egitto nel 1928 ad opera di Hassan El Banna e poi diffusasi in paesi arabi dell'area, come la Giordania, la Palestina, il Libano, la Siria, è caratterizzata da momenti di crisi, come la persecuzione negli anni di Gamal Abdel Nasser, di maggior respiro, con la presidenza Sadat, e di azione costante ma semi-clandestina, durante il trentennio di Mubarak.

Dalla fine del 2013 i Fratelli Musulmani sono stati dichiarati 'terroristi' e sono stati arrestati e processati a migliaia, oltre che uccisi in operazioni antiterrorismo.

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