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INDIACalcutta, ritrovati 14 scheletri di neonati

02.09.18 - 18:55
I resti dei corpicini erano nascosti in due borse. Gli inquirenti seguono la pista del racket degli aborti clandestini
Tipress
Calcutta, ritrovati 14 scheletri di neonati
I resti dei corpicini erano nascosti in due borse. Gli inquirenti seguono la pista del racket degli aborti clandestini

CALCUTTA - Ha traumatizzato l'intera India la notizia del ritrovamento, questa mattina nella zona di Haridevpur, un quartiere periferico a sud di Calcutta, di 14 scheletri di neonati e feti, seppelliti in un terreno incolto.

La scoperta, riferisce l'agenzia di stampa Ani news, è stata fatta dagli operai di un'impresa edile che stavano aprendo un cantiere nel lotto, abbandonato da tempo e ricoperto di erbacce, per avviare la costruzione di un condominio.

Gli scheletri erano nascosti in due borse, ciascuno avvolto e strettamente legato in un sacco di plastica, ha spiegato il commissario di Polizia del distretto Rajeev Kumar, arrivato sul posto, assieme al sindaco della città Sovan Chatterjee, non appena informati della scoperta. «Gli abitanti del quartiere - ha aggiunto - non avevano avvertito cattivi odori, probabilmente perché i sacchi erano stati trattati con solventi chimici». I sospetti degli inquirenti si sono indirizzati verso il racket degli aborti clandestini, piaga tuttora molto presente in India, a dispetto della legge che ha legalizzato l'aborto nel 1971.

Ogni anno, infatti, in India si registrano milioni di aborti illegali: sia per il persistere della pratica dell'eliminazione delle bambine, a dispetto delle leggi che la puniscono; ma, soprattutto, perché, a distanza di quasi mezzo secolo, milioni di indiane ignorano che l'aborto non è reato. Non si dispone di dati certi: il Guttmacher Institute, l'autorevole centro di ricerca sulle politiche riproduttive globali, offre dati aggregati per tutta l'Asia meridionale: nel 2015, su 15,6 milioni di aborti, solo 3,4 milioni, ovvero appena il 22 per cento, è avvenuto in strutture legali.

La legge indiana che consente l'interruzione di gravidanza, nota come MTP Act, fu approvata nel 1971, con grande anticipo anche rispetto a molti paesi occidentali. La normativa autorizza la donna incinta a sottoporsi all'aborto, sia con trattamento farmacologico che chirurgico, fino alla ventesima settimana, a condizione che venga condotto sotto il controllo di personale medico, e non allo scopo di selezionare il sesso, uccidendo i feti femmina.

Ma la donna non ha piena libertà di scelta: anche se può presentare da sola la richiesta, senza che sia necessario il permesso del marito o di altri familiari, la decisione definitiva è demandata ai medici: entro le prime 12 settimane la richiesta deve essere approvata da un medico; tra le 12 e le 20 settimane le firme devono essere due. Si richiede, inoltre, almeno una di queste condizioni: che la gravidanza costituisca seria minaccia per la salute della donna; che il feto sia gravemente malformato; che sia conseguenza di uno stupro; o del fallimento di un metodo contraccettivo.

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