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ITALIACaccia al nero a Macerata: «Nessuno cavalchi l'odio»

03.02.18 - 23:30
Dopo la sparatoria arrivano le reazioni del mondo politico. Salvini: «Colpa di chi ci ha riempito di clandestini». Gli risponde Saviano: «Sei tu il mandante morale»
Caccia al nero a Macerata: «Nessuno cavalchi l'odio»
Dopo la sparatoria arrivano le reazioni del mondo politico. Salvini: «Colpa di chi ci ha riempito di clandestini». Gli risponde Saviano: «Sei tu il mandante morale»

MACERATA - Due ore di caccia al nero tra le strade di una città spaventata e chiusa nelle case, una rappresaglia armata «preparata e progettata» fin nei dettagli, un raid con un solo movente e nessuna giustificazione: un odio razziale che emerge da un background «fascista e nazista».

La morte atroce di Pamela, fatta a pezzi da uno spacciatore nigeriano, ha prodotto un altro orrore: un tiro a segno per le vie di Macerata con l'unico obiettivo di uccidere lo straniero, il nero, il diverso. Anche se del tutto estraneo alla morte della ragazza. Ed ora la politica è costretta ad interrogarsi sulle troppe parole urlate e sugli errori commessi. «Nessuno cavalchi l'onda, nessuno cavalchi l'odio, nessuno cavalchi le contrapposizioni - dice a fine giornata il ministro dell'Interno italiano Marco Minniti precipitatosi a Macerata - in momenti difficili come questi la risposta della democrazia deve essere forte e unitaria».

Tutto è cominciato alle 11 del mattino: Luca Traini, 28 anni di Tolentino, incensurato, un passato su posizioni di estrema destra e candidato nel 2017 per la Lega al consiglio comunale di Corridonia, sale sull'auto e parte per la sua missione. Uccidere quanti più stranieri possibile. Agisce da solo: al momento gli investigatori non hanno trovato nulla che possa far pensare ad un'azione organizzata con altri soggetti. Se a spingerlo sia stata proprio la morte di Pamela lo diranno le indagini; quel che è certo è che tra i due non c'era alcun legame, così come nessuno dei sei stranieri feriti aveva in qualche modo avuto a che fare con lui: bersagli scelti a caso. I primi sono stati colpiti in via dei Velini. Poi, ad allarme già scattato, Traini ha fatto in tempo a sparare ancora in via Spalato, vicino alla casa dove viveva il presunto assassino di Pamela, contro il portone della sede del Pd, e in corso Cairoli. Svuota due caricatori interi, quasi una trentina di proiettili, con la sua pistola semiautomatica e regolarmente detenuta: è un miracolo che non sia morto nessuno.

«Siamo di fronte ad un fatto grave che poteva essere gravissimo» dice non a caso Minniti il cui primo obiettivo è di ribadire che lo Stato non arretrerà di un millimetro. «Quello che è accaduto è inaccettabile - scandisce il titolare del Viminale - perché in un democrazia non è consentito a nessuno di farsi giustizia da solo. Su questo non si transige, non è argomento di dibattito politico».

La caccia al nero dura due ore e finisce sulla scalinata del monumento ai caduti di piazza Vittoria: due carabinieri lo bloccano subito dopo aver abbandonato l'auto e lo buttano in terra. Traini non oppone resistenza, ha sulle spalle un Tricolore e prima di essere ammanettato riesce ad urlare il suo proclama folle e razzista. «Ho fatto quel che dovevo, l'Italia agli italiani». Lo portano in caserma, scatta l'arresto per tentato omicidio. Macerata tira un sospiro di sollievo, come il resto d'Italia. Ma rimane la consapevolezza che si è passato il limite e che il difficile arriva ora, con una campagna elettorale da svelenire e raffreddare. «È un momento delicatissimo - dice il sindaco di Macerata Romano Carancini - serve il rispetto delle persone e non possiamo farci annegare dall'odio. Tutti devono fare un passo indietro».

Parole simili arrivano dal premier Paolo Gentiloni che ha seguito passo passo la vicenda in contatto con Minniti. «Odio e violenza non riusciranno a dividerci. Lo Stato sarà severo e i comportamenti criminali saranno perseguiti e puniti». Anche il segretario del Partito democratico (Pd) Matteo Renzi e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio lanciano un appello ad abbassare i toni. «Serve calma e responsabilità da parte di tutti - sottolinea il leader del Pd - Sarebbe facile tenere alta la polemica verso chi alimenta l'odio, ma non faremo questo errore». «Mi appello a tutti i partiti - aggiunge il candidato premier cinquestelle - stiano in silenzio e non facciano campagna elettorale sulla pelle di Pamela e dei feriti».

Matteo Salvini sembra però non raccogliere. «La responsabilità morale - afferma il leader della Lega - è di quelli che hanno riempito l'Italia di clandestini. La reazione deve essere comunque democratica e pacifica, non di violenza». Gli risponde Roberto Saviano: «Salvini è il mandante morale» di quello che è accaduto.

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