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ITALIATiziana Cantone, indagine archiviata

11.04.17 - 19:37
Il magistrato ha però disposto un supplemento di indagine chiedendo alla procura di verificare eventuali responsabilità del legale rappresentante di Facebook Italia
Keystone / EPA Ansa
Tiziana Cantone, indagine archiviata
Il magistrato ha però disposto un supplemento di indagine chiedendo alla procura di verificare eventuali responsabilità del legale rappresentante di Facebook Italia

CASERTA - Il giudice delle indagini preliminari (gip) di Napoli ha disposto l'archiviazione per le sei persone indagate per diffamazione nell'ambito del procedimento avviato a fine 2015 da Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano di Napoli suicidatasi nel settembre scorso dopo la diffusione on-line di video hot che la ritraevano. Il magistrato ha però disposto un supplemento di indagine chiedendo alla procura di verificare eventuali responsabilità del legale rappresentante di Facebook Italia.

Tiziana aveva querelato un gruppo di ragazzi responsabili, a suo dire, della diffusione dei video sul web. La procura partenopea non ha però trovato elementi che dimostrassero la responsabilità degli indagati e invece ha aperto un altro fascicolo per calunnia a carico dell'ex fidanzato di Tiziana, ipotizzando che fosse stato lui a convincere la ragazza a indicare i querelati come i responsabili della diffusione on-line dei video incriminati.

La decisione del gip ha provocato la rabbia di Teresa Giglio, madre di Tiziana, che ha attaccato duramente la magistratura. «Sono molto amareggiata per l'archiviazione - ha detto - se mia figlia è morta la colpa è dei magistrati che non hanno fatto il loro dovere, in particolare del pm Alessandro Milita che per primo ha indagato». Non replica Milita, oggi procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere. «Non rispondo alle parole di Teresa Giglio - dice - mi riservo solo di valutare con i miei legali se presentare querela per diffamazione dopo che avrò letto le sue dichiarazioni».

Nel novembre scorso era stata la procura di Napoli a presentare istanza di archiviazione al gip per i cinque ragazzi cui Tiziana aveva inviato i suoi video hot; tra gli indagati c'era anche il padre di uno di loro cui era intestata l'utenza telefonica alla quale erano arrivate le immagini. Il gip Tommaso Perrella però decise di non pronunciarsi e di fissare un'udienza, celebratasi il 7 aprile scorso, in cui sentire tutte le parti in causa; la procura, rappresentata dal sostituto Valeria Fico, ha depositato atti di indagine provenienti dalla Procura di Napoli Nord, dove è aperto sulla vicenda di Tiziana un altro fascicolo, senza indagati, per istigazione al suicidio, mentre Giuseppe Marazzita, avvocato penalista della Giglio, ha sollecitato il gip perché respingesse l'archiviazione e ordinasse alla procura di proseguire le indagini.

«Davanti al giudice - spiega il legale - ho sostenuto la necessità di accertare eventuali responsabilità di Facebook, anche perché il calvario di Tiziana è iniziato proprio quando ha visto il suo nome sul social associato ai suoi video pubblicati su siti porno soprattutto americani. Se quei video fossero stati immessi solo su questi siti, senza alcun collegamento con una piattaforma così diffusa come Facebook, probabilmente lei non ne avrebbe saputo nulla. E in ogni caso Facebook fu diffidato ma non fece nulla». «È una vergogna - dice oggi la Giglio - che ad oltre un anno e mezzo dalla presentazione della querela e a quasi sette mesi dal suicidio di Tiziana, non si sappia ancora chi abbia diffuso quelle immagini».

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