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ITALIATrump: l'inizio della Storia

20.01.17 - 17:41
L'America fermerà la globalizzazione?
Trump: l'inizio della Storia
L'America fermerà la globalizzazione?

ROMA - Si volta pagina. Un capitolo nuovo della storia contemporanea inizia oggi a Washington con l'ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca.

Si entra in un territorio inesplorato che genera angoscia, punti interrogativi e dubbi profondi in chi crede nell'evoluzione della storia e nello spirito innovativo della globalizzazione. Al contrario è origine di speranze e fiducia in chi si aspetta nuovi cambiamenti da parte di quegli uomini politici intenzionati a chiudere la fase della globalizzazione e delle aperture del mondo in nome di un ritorno agli orgogli e agli stretti interessi nazionali. Sono i cittadini dell'Occidente che hanno votato per Trump, per la Brexit e che sono pronti, in Europa, a votare per i partiti che vogliono tornare all'Europa degli Stati e delle monete nazionali.

Quel che è certo è che questo impervio e decisivo tornante della Storia ci consegnerà, da qui ad alcuni anni, un mondo molto diverso da quello visto nell'ultimo quarto di secolo, da quando cadde il muro di Berlino, finì la Guerra Fredda e il capitalismo divenne, nel bene e nel male, l'unica dottrina economica riconosciuta a livello globale.

La Storia non finì lì, come aveva invece preconizzato un famoso politologo americano. Al contrario da allora è avvenuta un'accelerazione di eventi che ha totalmente cambiato gli equilibri esistenti con un ridimensionamento globale della volontà americana di gestire il mondo, una crescita del ruolo cinese, un recente e controverso ritorno di Mosca sui teatri internazionali, una progressiva involuzione europea e una generale perdita di punti di riferimento, valori e principi in nome di una gestione della politica con nuovi strumenti e parametri basati molto sull'influenza della finanza e dell'economia.

La Storia non si ferma e non è finita qui. Oggi c'è un nuovo inizio. E il nuovo inquilino del numero 1600 di Pennsylvania Avenue avrà un ruolo centrale nella scrittura di questa fase.

L'America è destinata a cambiare molto se The Donald manterrà le promesse avanzate in campagna elettorale e ripetute fino alla vigilia del suo insediamento. Cosa sarà della sanità americana e dei cambiamenti voluti da Obama? Verrà costruito, o meglio rafforzato, il muro al confine con il Messico?

Ma sarà soprattutto il mondo a cambiare se Trump tenterà, come ha detto, di smantellare il mondo globalizzato. E' lì soltanto da 25 anni, un soffio nei tempi della Storia, e non è detto che debba durare per sempre. Ma il mondo è pronto a questo passo all'indietro? A rinunciare agli aspetti positivi della globalizzazione, a un commercio sempre più aperto, alla possibilità per i cittadini di muoversi sempre più liberamente?

Al di là degli aspetti economici che in realtà nessun 'esperto' è davvero in grado di prevedere fino in fondo, si tratterebbe di un cambiamento sociale e culturale con pochi precedenti.

In questo frangente, la vecchia Europa rischia di trovarsi ancora più esposta di quanto lo sia adesso alle tempeste politiche ed economiche, alle tensioni militari, ai repentini cambiamenti geopolitici e ai nuovi conflitti. Un vaso di coccio tra vasi costruiti con materiale molto più resistente.

Adesso o mai più l'Europa deve trovare la forza e la volontà interiore per adeguarsi ai veloci cambiamenti della Storia, creando un nucleo duro di Paesi che possano costruire vere politiche comuni nell'economia e nella difesa, nella politica estera e nell'immigrazione.

Irritarsi davanti alle critiche di Trump all'Ue e alla Nato serve a poco. Tra l'altro, che queste due istituzioni debbano rinnovarsi velocemente e profondamente sono gli stessi europei a dirlo da tempo. Senza farlo.

Adesso è il momento.

Mentre Obama - il presidente che con l'Europa parlava - saluta e mentre Trump - il presidente che dell'Europa sembra interessarsi molto poco - entra alla Casa Bianca.

ats ansa

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