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ITALIAInchiesta petrolio, al via gli interrogatori

03.04.16 - 20:02
Occhi puntati sull'ex ministra Federica Guidi e la ministra Maria Elena Boschi
Inchiesta petrolio, al via gli interrogatori
Occhi puntati sull'ex ministra Federica Guidi e la ministra Maria Elena Boschi

POTENZA - La settimana che comincia domani sarà per i pubblici ministeri di Potenza impegnati nell'indagine sul petrolio - che ha risvolti politici non meno delicati di quelli giudiziari a livello nazionale - molto importante per il futuro dell'inchiesta stessa, che ha portato giovedì scorso sei persone agli arresti domiciliari con due ordinanze e all'iscrizione di 60 persone nel registro degli indagati.

Gli interrogatori di garanzia e l'agenda dei pubblici ministeri sono collegati: prima cominceranno quelli degli arrestati, ma l'attenzione generale è già concentrata sull'interrogatorio dell'ex ministra Federica Guidi - che si è dimessa il giorno stesso degli arresti - e della ministra Maria Elena Boschi. Questa era stata citata dalla sua collega quando era prossimo l'inserimento nella legge di stabilità di un emendamento necessario a far procedere i lavori a Corleto Perticara (Potenza), dove la Total sta costruendo il secondo centro oli lucano per sfruttare 50 mila barili di petrolio all'anno dal 2017.

All'emendamento era molto interessato l'imprenditore petrolifero Gianluca Gemelli, compagno della Guidi, che, infatti, appena la compagna gli confermò che sarebbe stato inserito, telefonò al dirigente di una società petrolifera. Guidi e Boschi saranno sentite a Roma: nei prossimi giorni sarà fissata la data, mentre riguardo al premier Matteo Renzi, che in tv ha dichiarato "l'emendamento è mio, se vogliono i pm mi ascoltino", in ambienti vicini alla procura si apprende che i pubblici ministeri di Potenza "non pensavano" di sentirlo.

Attesa, da domani, anche per il ricorso dei pm contro la decisione della giudice per le indagini preliminari (gip) Michela Tiziana Petrocelli, che ha rigettato la richiesta di arresto per Gemelli.

Dalle parole dei sei arrestati - l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino (Pd), e cinque dipendenti dell'Eni (sospesi dalla compagnia) - i pm si aspettano elementi utili per portare avanti altri accertamenti e approfondimenti.

Vicino è finita ai domiciliari nell'ambito del filone di inchiesta che riguarda la costruzione del centro oli di Corleto; gli altri cinque in relazione all'accusa di traffico illecito dei rifiuti prodotti nel centro oli dell'Eni di Viggiano (Potenza), dove da giovedì è sospesa la produzione di 75 mila barili al giorno di petrolio (con centinaia di operai e tecnici in ansia per il lavoro e migliaia di abitanti della zona e ambientalisti soddisfatti).

La compagnia ha preso una posizione netta: gli accertamenti che ha fatto condurre da esperti nazionali e internazionali parlano di "qualità dell'ambiente ottima" e di operazioni di smaltimento rispettose delle leggi. I pm aspettano altre analisi dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico: diranno loro se l'ombra dell'accusa di disastro ambientale potrà concretizzarsi.

Infine, il filone per il momento meno chiaro dal punto di vista delle notizie trapelate e su cui il riserbo degli investigatori è più stretto: lo scenario è il porto di Augusta, punto di riferimento di diverse compagnie petrolifere. Fra gli indagati vi sono Gemelli e il capo di stato di maggiore della Marina militare, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi: da mesi i pm di Potenza, Laura Triassi e Francesco Basentini, indagano per associazione per delinquere e traffico di influenze sullo stesso Gemelli, su De Giorgi, su Nicola Colicchi, considerato un "lobbista", e su un consulente del Ministero dello Sviluppo economico, Valter Pastena. È la parte dell'inchiesta che potrebbe riservare rilevanti sorprese.
 

Renzi risponde alle accuse - Di ritorno dagli Usa, il premier italiano Matteo Renzi ha deciso di rispondere colpo su colpo all'assedio intorno al governo scatenatosi dopo l'intercettazione che ha spinto l'ex titolare del ministero dello sviluppo economico Federica Guisi a dimettersi.

Dell'inchiesta che ha indagato il compagno della Guidi ed il comandante della Marina Giuseppe De Giorgi, Renzi non ne sapeva nulla "perché in un paese civile esiste la distinzione tra potere esecutivo e potere giudiziario". L'emendamento alla legge di stabilità che sbloccava il giacimento petrolifero Tempa Rossa in Basilicata, invece, "è roba mia".

Renzi rivendica "con forza" la ratio della norma al punto che se i pubblici ministeri lucani vogliono sentirlo, come faranno con Guidi e la ministra Maria Elena Boschi, lui è pronto "ad essere interrogato su quello che vogliono".

E che ora ha nel mirino il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, colpevole, secondo il premier, solo di aver fatto il suo lavoro. Non un complotto, "non ci credo dai tempi del Processo di Aldo Biscardi", chiarisce Renzi, ma la saldatura della "santa alleanza" delle opposizioni che mirano a logorarlo in vista del referendum costituzionale di ottobre, su cui il leader dem punta tutte le sue fiches. Ma, precisa dopo l'attacco della Boschi ai poteri forti, "non definirei Grillo e Berlusconi poteri forti, piuttosto pensiero debole". Lo ha detto oggi ospite della trasmissione televisiva "In mezz'ora".

Il premier non solo non arretra per la scelta di sbloccare il giacimento Total ma anzi rilancia. Mettendoci la faccia: "C'è il presidente del Consiglio che è coinvolto se questo è il tema: ho scelto io di fare questo emendamento, lo rivendico per forza. Le opere pubbliche sono state bloccate per anni e l'idea di sbloccare le opere pubbliche l'abbiamo presa noi per Tempa Rossa, per Pompei, per Bagnoli e per altre opere".

Lo sblocco dell'opera lucana rientra dunque nella filosofia, per il premier, di un governo decisionista che ha deciso di mettere fine a ritardi decennali sulle opere pubbliche.

 

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