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OLIVIERO TOSCANI«Per quelle foto venivo insultato. Oggi tutti rincretiniti con i social»

01.12.21 - 09:14
Le sue foto sull'Aids hanno fatto il giro del mondo. Il fotografo italiano racconta quel periodo.
AFP
«Per quelle foto venivo insultato. Oggi tutti rincretiniti con i social»
Le sue foto sull'Aids hanno fatto il giro del mondo. Il fotografo italiano racconta quel periodo.

MILANO - Sul letto di morte un uomo molto simile al Cristo, in fin di vita. Accanto a lui un padre e una madre disperati. Fu un’immagine scioccante. Un pugno nello stomaco in una società traumatizzata da un virus che continuava a mietere vittime. «Quella foto non l’ho fatta io - ci dice il fotografo Oliviero Toscani - l’avevo presa dal Time. Nessuno l’aveva vista. C’era l’Aids e nessuno ne parlava. Tutti facevano finta di nulla. C’era un’ipocrisia totale, mentre le persone morivano come mosche.Quella foto spiega bene cosa stava succedendo».

Oliviero Toscani ha realizzato per il marchio Benetton molte foto per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell’Aids. Immagini forti, spesso provocatorie. «Venivo continuamente insultato e aggredito per quelle foto. Si voleva far finta che il problema non esistesse. Dicevano che era una cosa per omosessuali. Non mi diverte parlarne, ne ho sofferto parecchio. Per quale motivo non avrei dovuto fare ciò che ho fatto? La mia responsabilità di uomo e di fotografo è di raccontare la mia epoca. E la mia epoca, in quegli anni, era quella». 

La sua foto più famosa qual è?
«In realtà ha avuto un grande successo ed è stato pure molto amato il preservativo sull’obelisco di Place de la Concorde a Parigi».

E quella che ha amato di più?
«Quella con i timbri dell’HIv+ sui corpi, sulle braccia, sul sedere. Un marchio che ricordava il numero che veniva inciso sulla pelle degli ebrei nei campi di sterminio nazisti».

Oggi è tornato a testimoniare un altro virus, quello del Covid.
«Mi sono concentrato sull’isolamento delle persone. Ma ormai la gente non è più interessata a niente. Sono tutti nei campi di concentramento dei social. Tutti cretini in fila a farsi rincretinire. I social sono la nuova Auschwitz mentale. Ecco farei un lavoro fotografico proprio su questo. Sono la vera pandemia, altro che coronavirus. Il Covid è niente al confronto del danno causato dai social network».

Mi sembra di capire che non ha un profilo Instagram.
«Non è mica fotografia quella. È la mediocrità fatta per tutti»

 

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