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UNIONE EUROPEACon la corsa alle emissioni zero il nucleare non sembra più poi così male

11.11.21 - 06:00
Meno sporco del carbone, potente e affidabile. Molti Paesi rivalutano l'atomo “verde” ma le contraddizioni non mancano
Deposit/Laura Rinaldi
Con la corsa alle emissioni zero il nucleare non sembra più poi così male
Meno sporco del carbone, potente e affidabile. Molti Paesi rivalutano l'atomo “verde” ma le contraddizioni non mancano

BRUXELLES - Due nuove centrali nucleari, le ha annunciate ieri in serata il presidente francese Emmanuel Macron senza però fornire molti dettagli su dove e quando verranno realizzate.

Le motivazioni addotte sono due: il primo è l'indipendenza energetica, che in questi tempi di approvvigionamento problematico, è un obiettivo decisamente strategico e lungimirante. Il secondo, che sembrerà un po' un controsenso ma in realtà è parte integrante del dibattito attuale sulle emissioni, riguarda proprio il raggiungimento delle quote di CO2 prefissate. 

L'annuncio di Macron è stato molto criticato dagli ambientalisti, soprattutto da Greenpeace che in Francia sulla questione è molto sul pezzo, anche perché con il nucleare il Paese ha una storia lunga - i reattori attivi a oggi sono 56 - e anche tribolata. Di recente la discussione legata alla ristrutturazione ed espansione di quelli già attivi si era riaperto anche in seguito a una gaffe internazionale causata un reattore rivelatosi fallace, costruito in Cina proprio da Electricité de France.

Al di là delle problematiche puramente transalpine, la tendenza di guardare al nucleare con un occhio - per così dire - “verde” è abbastanza diffusa e trasversale ma anche un forte punto di controversia all'interno dei Paesi membri dell'Unione Europea. Da una parte c'è il gas, che però viene dalla Russia, dall'altra il carbone, che però inquina molto, e quindi l'atomo appare - per esclusione, più che altro - una scelta potente, efficiente e relativamente pulita. 

Le rinnovabili, invece, vengono prese in considerazione (e lo fa anche la Francia di Macron) ma solamente in maniera parziale. Sembra un'opinione abbastanza condivisa che non siano abbastanza efficienti a garantire le quote necessarie soprattutto non ora. Lo scorso ottobre, come ricorda la Cnbc in una recente panoramica sull'argomento, era stata la stessa Von Der Leyen a riaprire la porta al nucleare visto come «una fonte stabile» in grado «di sostenere i Paesi durante la transizione verso le rinnovabili».

Alcuni esperti, a sostegno della possibile inclusione dell'atomo fra le “energie verdi” dell'UE hanno argomentato che il nucleare è «la soluzione logica che esclude le oscillazioni proprie dell'eolica e della fotovoltaica». La verità, però, è che definire ecologica e sostenibile l'energia atomica è semplicemente sbagliato.

Questo perché, per quanto oggi come oggi l'occhio sia puntato sulle emissioni, le scorie nucleari restano ancora estremamente tossiche - e lo rimangono per moltissimo tempo - così come impossibili da smaltire. «Tutte le soluzioni che abbiamo al giorno d'oggi sono puramente temporanee», commenta sempre all'emittente americana Henning Gloystein esperto di energie e clima del gruppo Eurasia. Insomma, al di là dei risultati, non si può negare che puntare (quasi) tutto sull'atomo potrebbe essere ben poco lungimirante.

A essere contrari al greenwashing - termine americano che può essere tradotto come “ecologizzare” - dell'atomo non ci sono solo gli ambientalisti, che temono un aumento dei reattori e delle loro ripercussioni sull'ambiente circostante e non, ma anche il mondo della finanza. Ne dà notizia Bloomberg che cita una lettera aperta di un gruppo di 60 finanzieri attivi nelle rinnovabili - con nomi grossi come Allianz, AXA, BNP e Barclays - che confermano come «una separazione netta fra nucleare e gas dalle energie sostenibili sarebbe auspicabile per non guastare la fiducia degli investitori».

Eppure la tendenza a rivalutare le centrali pare essere globale, dagli Stati Uniti che viaggiano a spron battuto verso una mobilità elettrica che in qualche modo dovrà essere sostenuta, fino alla Cina che sta tagliando i ponti con il carbone in maniera decisamente non indolore.

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