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Meta sembra uno specchietto per le allodole figlio di un Mark Zuckerberg alle strette (e con poche idee)

STATI UNITIMeta sembra uno specchietto per le allodole figlio di un Mark Zuckerberg alle strette (e con poche idee)

29.10.21 - 09:13
Il nuovo lifting di Facebook è criticatissimo sul web, e per una lunga serie ragioni. Ecco le nostre considerazioni
keystone-sda.ch / STF (Eric Risberg)
Meta sembra uno specchietto per le allodole figlio di un Mark Zuckerberg alle strette (e con poche idee)
Il nuovo lifting di Facebook è criticatissimo sul web, e per una lunga serie ragioni. Ecco le nostre considerazioni

SAN FRANCISCO - Dato per spacciato, obsoleto nel design, una casa per anziani dove ribolle il peggio della rete e dove nessuno (pare) faccia nulla per moderarlo. Eppure è innegabile che Facebook, e con lui Mark Zuckerberg, per quanto siano “cringe” (concedeteci l'uscita con un po' di gergo da zoomer) restino al centro del dibattito tecnologico e sociale di oggi.

Ne è prova il recente cambio di nome del gruppo in Meta, come già era stato per Google, che era diventato Alphabet. Se per la società di Sundar Pichai la motivazione era legata soprattutto alla chiarezza e la gerarchia fra i tantissimi prodotti, quella di ieri di Facebook è una mossa un po' diversa che ha fatto esplodere i social per le reazioni, non proprio lusinghierissime.

Da una parte perché è evidentemente un tentativo di allontanare la società dalle critiche mosse soprattutto al social network omonimo, sul quale di recente sono saltate fuori diverse cose scomode, e tentare di ricostruirsi una nuova immagine. Una nuova purezza o, direbbero i più maliziosi, una sorta di nuovo virgineo candore. Dall'altra perché, il filo conduttore, è molto poco convincente.

Secondo Zuckerberg tutto seguirebbe un piano futuristico, un concept - quel tanto sbandierato e nebuloso “metaverso” - che poi ha dato il là a questa idea di Meta. Di che si tratta? Niente di davvero nuovissimo, checché ne dica lo stesso “Zuck” che da un po' di tempo accarezza un'idea che è spesso emersa nel corso degli anni, quella d'implementare davvero la realtà virtuale - attraverso un universo virtuale persistente - nelle vite delle masse. 

Niente di rivoluzionario e nemmeno una grande sorpresa, considerando che c'era proprio questa idea dietro l'acquisizione di Facebook dai leader nel settore della VR, ovvero Oculus. Acquisto che fu miliardario e che, fino a ora, non si può dire che sia davvero stato sfruttato.

Il motivo è solo uno: rendere davvero accessibile questa tecnologia, checché ne dicano i guru hi-tech e i film di fantascienza, è una cosa estremamente difficile ma anche totalmente demodé e che ci riporta di peso attorno agli anni 2000 quando si parlava di “Second Life” come della nuova frontiera per l'umanità. E sappiamo tutti come sono andate le cose.

Il video mostrato nella presentazione di Meta, vede il boss di Facebook in un mondo virtuale intento a costruirsi un avatar rassomigliante e incontrare in una stazione spaziale, fatta in computer grafica, altre persone - con fattezze reali o cartoonesche - per una partita a carte. Si tratta di un video ben realizzato, fra regia ed effetti, ma assolutamente lontanissimo da come un prodotto del genere potrebbe davvero apparire. E chiunque abbia già provato, o visto immagini o video, da una chat in VR sa di cosa stiamo parlando.

Il risultato finale, e questa è un'opinione personale, è che questo tipo di prodotto difficilmente potrà davvero funzionare. L'impressione è che si punti piuttosto sulla facciata e sulla possibilità di monetizzare un mondo virtuale, vendendo ammennicoli fatti di bit per soldi reali, secondo un modello abbastanza popolare di questi tempi ma anche parecchio gretto. Difficilmente, e qui siamo pronti a farci smentire, visori ed occhiali VR saranno i nuovi smartphone. Per una lunga serie di motivi.

Eppure, non si può negare, Facebook era riuscito per primo a rendere virtuale il mondo reale mettendo davvero nella rete le persone con i loro nomi, cognomi, visi e vite e creando - nel digitale - un nuovo livello di realtà e significati. Un'invenzione potentissima che ha distrutto ogni alternativa (compreso il “Second Life” di cui sopra) ed è poi finita dove è finita anche per una mancanza di lungimiranza, la carenza di un'idea vera e forte, così come di un'etica.

La sensazione che resta è che prima di gettarsi là, dove nessun imprenditore è mai giunto (con successo) prima, forse sarebbe stato meglio fare ordine e ricostruire le basi, con cuore e testa, in maniera davvero significativa. 

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