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CINAQuel mistero che avvolge il laboratorio di Wuhan

03.06.21 - 08:00
La tesi del Covid fatto in laboratorio e rilasciato per errore è sempre più rilevante. Capiamo assieme perché
Reuters
Quel mistero che avvolge il laboratorio di Wuhan
La tesi del Covid fatto in laboratorio e rilasciato per errore è sempre più rilevante. Capiamo assieme perché

CINA - È passato oltre un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia da Covid-19 e ancora, a intervalli più o meno regolari, si continua a parlare dell’origine del virus responsabile della morte di milioni di persone nel mondo.

Nonostante le smentite provenienti da voci autorevoli in campo medico e scientifico, il dubbio che il virus non abbia origine naturale ma sia frutto di un esperimento da laboratorio, e di un errore umano, tende a diventare sempre più rilevante con il passare del tempo.

Keystone


Prima Trump, poi Biden - Sono in tanti, primo fra tutti il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ad aver chiesto una indagine indipendente che possa far chiarezza entro tre mesi, su cosa sia successo nel laboratorio di Wuhan, città cinese in cui si diffuse, nel novembre 2019, una ‘strana’ polmonite bilaterale poi, identificata, come effetto del virus Sars-Cov2.

Secondo quanto sempre sostenuto da una larga fetta dell’opinione pubblica, suffragata, di recente, da sempre più leader politici e autorità mediche, il virus sarebbe frutto di un esperimento, poi sfuggito di mano, condotto proprio nel laboratorio di Wuhan.

Tra i primi a sostenere tali tesi fu Donald Trump che definiva, in maniera sprezzante, il Covid come «il virus cinese» ma, da alcune settimane, la teoria dell’errore umano è tornato in auge e i social network come Facebook hanno deciso di non censurare più i post degli utenti in cui si fa esplicito riferimento al virus come frutto di un esperimento da laboratorio.

«Alla luce delle indagini volute dal presidente Biden - ha detto un portavoce di Facebook alla Cnn - e dopo aver consultato esperti di salute pubblica abbiamo deciso di non rimuovere più i messaggi che sostengono l’origine umana della diffusione del virus».

E Pechino fa muraglia - L’Institute of Virology di Wuhan, resta quindi nel mirino dei media internazionali interessati anche se il governo di Pechino non ha ben accolto la notizie delle indagini volute da Biden: «Il team investigativo congiunto dell’Oms inviato a Wuhan a gennaio ha ritenuto "estremamente improbabile" la teoria di una "fuga da laboratorio" - ha affermato Zhao Lijan, portavoce del ministero degli Esteri cinese-e questa è una conclusione ufficiale, formale e scientifica».

Secondo Zhao Lijan, gli Stati Uniti starebbero cercando di utilizzare la necessità di una nuova indagine investigativa per occultare le attività “oscure” dei propri servizi segreti. La Cina, quindi, non intende dare il bene placito a nuove indagini chiudendo il discorso del possibile errore umano degli scienziati di Wuhan quale causa del Covid-19.

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La storia decennale di un laboratorio - Fin dal 1956 a Wuhan è esistito un laboratorio di microbiologia, convertitosi in uno di virologia nel 1978. A seguito dello scoppio delle epidemie di Sars, nel 2002, e dell’Aviaria nel 2003, la Cina ha deciso di costruire un laboratorio di virologia di massima sicurezza, con l’appoggio della Francia, ai tempi guidata da Jacques Chirac.

I lavori di costruzione del laboratorio di Virologia di Wuhan, quale laboratorio cinese di livello 4 di biosicurezza, Bsl-a, sono terminati alla fine del 2014. La sua costruzione, avvenuta in collaborazione con il laboratorio francese CIRI Lab, è costato 300 milioni di yuan, pari a 44 milioni di dollari. Presso tale prestigioso laboratorio è avvenuta anche la formazione degli scienziati cinesi destinati a lavorare al laboratorio di Wuhan. Le sue strutture sono state accreditate dal China National Accreditation Service for Conformity nel 2017 diventando poi funzionanti nel 2018, dopo che gli Stati Uniti si sono avvicendati alla Francia quali finanziatori del progetto. 

La vita a rischio, ogni giorno - Come detto, il laboratorio di Wuhan ha un livello 4 di biosicurezza, ossia il livello massimo a livello di sicurezza nel contenimento e isolamento di agenti patogeni. L’acquisizione del massimo livello di sicurezza è necessario per poter lavorare con agenti pericolosi ed esotici che presentano un elevato rischio di trasmissione di infezioni con agenti capaci di causare malattie mortali quali il virus Ebola, la febbre emorragica Congo-Crimea o boliviane-argentine e il vaiolo.

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Gli scienziati devono quindi indossare delle tute personali a pressione positiva, totalmente incapsulanti, e avere una fornitura du aria separata attraverso un casco TTPP e un tubo a sospensione.Vengono inoltre utilizzati varchi di accesso a tenuta stagna e sigillabili, camere a luce ultravioletta e un sistema speciale di smaltimento dei rifiuti.

La vita degli scienziati è infatti costantemente in pericolo perché, trattando con virus per i quali, in
alcuni casi, non si conosce ancora un vaccino, basta un piccolo difetto della tuta o un errore nella procedura di igienizzazione per condannare coloro che vi lavorano alla contaminazione.

Tali elevati standard di sicurezza erano stati messi in dubbio da Donald Trump il quale fece riferimento al materiale fotografico presente nel sito dell’Instituto di Wuhan, e successivamente rimosso, in cui si mostravano gli scienziati intenti a prelevare campioni di materiale genetico nei pipistrelli di Yann con indosso un equipaggiamento di protezione minimo.

Segretezza ai massimi livelli - Nonostante la costruzione delle strutture del laboratorio di Wuhan si stata compiuta grazie all’opera di finanziamento e formazione di due istituti occidentali, quali il Ciri Lab di Lione e l’americano National Institutes of Allergy and Infectious Disease, guidata dal 1984 da Anthony Fauci, nessuno scienziato straniero ha mai avuto accesso alla struttura interna del laboratorio nonostante l’esistenza formale di un patto di collaborazione.

La segretezza delle attività compiute al suo interno, unite al fatto che l’indagine condotta
dall’Oms sull’origine del virus si sia basata prevalentemente su dati forniti dal Governoccinese, continua ad alimentare la tesi secondo la quale la pandemia sarebbe stata scatenata da un errore umano compiuto nel laboratorio di Wuhan.

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Ipotesi sull'origini del coronavirus - L’unica verità, per ora, accertata è quella secondo la quale dal 2005 scienziati dell’Istituto di Virologia di Wuhan abbiano partecipato a uno studio sulla origine del Sars-Cov scoprendo che i pipistrelli ferro di cavallo presenti in Cina sono serbatoi naturali di tale tipologia di virus. Nel 2015 un gruppo di scienziati dell’Instituto pubblicarono uno studio sulla possibilità di creare un coronavirus di pipistrello capaci di infettare le cellule tumorali HeLa.

Nello stesso laboratorio venne poi creato un virus ibrido, combinando un virus di pipistrello con un virus Sars dei topi, capace di infettare le cellule umane. Nel 2017, un team dell’Instituto ipotizzò, per primo, che il progenitore del virus umano Sars avesse avuto origine nei coronavirus trovati nei pipistrelli ferro di cavallo in una grotta di Yunnan, avvertendo del «rischio di ricaduta nelle persone e dell’insorgenza di una malattia simile alla Sars».

Allo scoppio della pandemia, alla fine del 2019, i ricercatori dell’Instituto di Wuhan hanno scoperto che il nuovo virus responsabile del Covid-19 era identico al 96% a un campione prelevato dai suoi ricercatori dai pipistrelli ferro di cavalo riuscendo, nel febbraio 2020, a identificare, nominare e condividere con gli scienziati di tutto il mondo la sequenza genetica del nuovo coronavirus Sars-Cov2.

Fu errore umano? - Attualmente non vi sono nuovi elementi, se non indiziari, che possano far chiarezza sull’origine della pandemia ma è vero che, se in un primo tempo si era certi che l’infezione avesse avuto origine in un salto di specie animale-uomo, ora sembra rinvigorirsi la teoria dell’errore umano.

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Tra gli illustri sostenitori di quest’ultima teoria, si sono, di recente, aggiunti due studiosi britannici, l’oncologo britannico Angus Dalgleish e il virologo danese Birger Soransen, i quali hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Quarterly Review of Biophysics giungendo alla conclusione che il coronavirus sia stato ottenuto artificialmente in laboratorio attraverso un metodo “guadagno di funzione”.

In pratica si tratta d'interventi con i quali si modifica il genoma di un virus per ottenerne un ceppo più infettivo. Secondo i due scienziati, quindi, il virus Sars- Cov2 non avrebbe «antenati naturali credibili». In pratica, come detto da Emmanuel Macron «in Cina sono successe delle cose che noi non sappiamo» e che, probabilmente, solo con il passare del tempo verranno a galla. Oppure no.

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