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ITALIAIn Italia 17'000 contagi e 380 vittime

15.04.21 - 21:00
Nella vicina penisola i numeri restano alti. La situazione richiede ancora «attenzione e prudenza»
Reuters
Fonte ATS
In Italia 17'000 contagi e 380 vittime
Nella vicina penisola i numeri restano alti. La situazione richiede ancora «attenzione e prudenza»

ROMA - I numeri dell'epidemia di Covid-19 in Italia sono ancora altri, sia per quanto riguarda i nuovi casi, che dopo la discesa delle scorse settimane sembrano essersi stabilizzati, sia per quanto riguarda i ricoveri e i decessi.

Tutti i valori indicano che la situazione continua a richiedere attenzione e prudenza, osserva il fisico Enzo Marinari, dell'Università Sapienza di Roma, e la Fondazione Gimbe invita alla prudenza, per evitare che la curva epidemica torni a salire.

I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi positivi sono stati 16'974, contro i 16'168 del giorno precedente, e sono stati individuati grazie a 319'633 test, fra molecolari e antigenici rapidi, ossia oltre 15'000 in meno rispetto ai 334'766 di 24 ore prima. Torna a salire in un giorno dal 4,8 al 5,3 il tasso di positività, risultato del rapporto fra il totale dei casi e il totale dei tamponi. Sempre alto anche il numero dei decessi, con 380, anche se si registra un calo importante rispetto ai 469 del giorno precedente.

Lieve il calo dei ricoverati nelle unità di terapia intensiva, con 73 unità in meno in 24 ore nel saldo giornaliero tra entrate e uscite; i nuovi ingressi sono stati 211, contro i 216 del giorno prima e il totale dei ricoverati è sceso complessivamente da 3'490 a 3'417. Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 25'587 persone, in calo di 782 in un giorno.

Per quanto riguarda la situazione nelle regioni, il maggiore incremento di casi positivi in 24 ore si è registrato in Lombardia, con 2'722, seguita da Campania (2'224), Puglia (1'867), Sicilia (1'450), Lazio (1'330), Piemonte (1'264), Toscana (1'206), Emilia Romagna (1'150), Veneto (1'085).

«Ci troviamo di fronte a una situazione non semplice, che richiede ancora molta attenzione», osserva Marinari. «Per quanto riguarda i nuovi casi, il picco è stato superato, ma con molte indecisioni: c'è stata una discesa evidente per due settimane e poi un rallentamento. Adesso la discesa è molto prudente». Quanto ai decessi, il fisico osserva che «non scendono». L'unica notizia incoraggiante viene dalle unità di terapia intensiva, nelle quali i ricoveri hanno registrato un calo del 10% rispetto a dieci giorni fa: «Un dato che, a distanza di tempo, promette anche una decrescita nei decessi». In sostanza, prosegue, «i ricoveri nelle terapie intensive sono molto vicini al valore soglia oltre il quale le strutture vanno in crisi. Speriamo che adesso le vaccinazioni comincino a funzionare, avendo ben presente che per poter pensare a delle riaperture dovranno essere vaccinati tutti, dovunque».

Raccomanda la prudenza anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, per il quale «i nuovi casi e la loro variazione percentuale continuano a scendere, ma con un bacino di 520'000 casi attualmente positivi è impossibile riprendere il tracciamento dei contatti».

Per Renata Gili, responsabile della Ricerca sui Servizi Sanitari della fondazione, «sul fronte ospedaliero le curve dei ricoveri con sintomi e delle terapie intensive hanno iniziato una discesa lenta e irregolare, ma i numeri assoluti restano elevati e in molte Regioni gli ospedali sono ancora in affanno». Infatti, a livello nazionale l'occupazione dei posti letto in terapia intensiva (39%) e area medica (41%) è ancora superiore alle soglie di allerta (rispettivamente 30% e 40%). In particolare sono sette le regioni ancora sopra la soglia di allerta per i posti letto di area medica e 13 per le terapie intensive. «Si conferma il calo dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva - conclude Marco Mosti, direttore operativo della fondazione Gimbe - ma ogni giorno la media degli ingressi supera i 200».

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