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ITALIAUn anno dal primo caso accertato di Covid-19 in Italia

20.02.21 - 14:22
Il 20 febbraio 2020 fu accertato il primo contagio nel Paese, il giorno successivo avvenne il primo decesso
ARCHIVIO KEYSTONE
L'ospedale di Codogno, dove viveva il primo ufficialmente contagiato dal coronavirus.
L'ospedale di Codogno, dove viveva il primo ufficialmente contagiato dal coronavirus.
Fonte Ats Ans
Un anno dal primo caso accertato di Covid-19 in Italia
Il 20 febbraio 2020 fu accertato il primo contagio nel Paese, il giorno successivo avvenne il primo decesso

ROMA - Un anno fa l'Italia conosceva il suo primo caso accertato di coronavirus, il 38enne Mattia Maestri di Codogno. Il giorno dopo, il 21 febbraio, si registrava il primo morto. Una lunga scia di vittime che, a oggi, ha raggiunto quota 95'235.

Dodici mesi di provvedimenti, restrizioni e lockdown. Nella vicina Penisola i casi di Covid-19 sono stati 2'780'882 secondo gli ultimi dati raccolti dalla Johns Hopkins University, di cui 382'448 attualmente positivi. Il presidente del Consiglio superiore della sanità italiana (Css) Franco Locatelli ha raccomandato di «investire nella sanità», perché «salva vite e fa risparmiare». In Italia, il giorno più triste fu il 27 marzo con il picco decessi, e il 3 aprile, con le terapie intensive occupate come mai prima. Il momento più bello il 27 dicembre, giorno del "vaccine-day".

In occasione del primo anniversario, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha dichiarato che il sistema sanitario nazionale, confrontato con «una prova senza precedenti», è «un patrimonio da preservare e su cui investire, per l'intera collettività». Il capo dello Stato italiano ha invitato a dedicare a medici e infermieri vittime del Covid-19 l'odierna Giornata Nazionale del personale sanitario. Dal canto suo, Papa Francesco ha affermato che «gli operatori sanitari morti per il covid sono degli eroi».

Un anno d'inchieste

Dall'inchiesta della Procura di Bergamo, che ha accertato l'assenza di un piano pandemico aggiornato e la "sottovalutazione" degli allarmi, a quella della Procura di Lodi sulla gestione del "paziente 1" Mattia Maestri all'ospedale di Codogno, fino alle indagini milanesi sulle centinaia di morti nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), tra cui lo storico Pio Albergo Trivulzio, e al "caso camici".

Centinaia di fascicoli, alcuni più complessi di altri, sono stati aperti, dopo lo scoppio della prima ondata del Covid-19, nelle varie procure della Lombardia martoriata dall'epidemia. Indagini che, anche per difficoltà legate a valutazioni tecnico-scientifiche su un virus all'epoca sconosciuto, in gran parte non sono ancora chiuse.

Quella di Bergamo - Si muove su tre fronti: l'anomala chiusura e riapertura il 23 febbraio del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano Lombardo, la mancata zona rossa di Alzano e Nembro e le morti nelle case di riposo. Un'inchiesta che vuole fare chiarezza sulla gestione dell'emergenza nella provincia italiana più colpita dalla prima ondata e che negli ultimi mesi, tra testimonianze e acquisizioni, si è concentrata sul capitolo del piano pandemico nazionale.

Come messo a verbale da Francesco Zambon, ricercatore dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che si è scontrato col direttore vicario Ranieri Guerra, il piano in vigore nel 2020, che riportava la data del 2017, altro non era che un copia-incolla di quello del 2006. E, secondo quanto ricostruito, non venne nemmeno attuato. Già a giugno erano stati sentiti, nella tranche sulla mancata zona rossa, anche l'allora premier Conte e i vertici regionali, oltre ai componenti del Comitato tecnico scientifico (Cts). E a fine gennaio sono stati ascoltati di nuovo, tra gli altri, il ministro italiano della Sanità Roberto Speranza e il numero uno dell'Istituto superiore di sanità Brusaferro. A marzo dovrebbe essere depositata una super consulenza del virologo Andrea Crisanti e nel filone sull'ospedale di Alzano, intanto, sono indagati per epidemia colposa, tra gli altri, l'ex dg del Welfare lombardo Luigi Cajazzo, il dg e l'ex direttore sanitario dell'Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est.

Quelle milanesi - A Milano il fascicolo più delicato è quello che vede indagato anche Attilio Fontana per frode in pubbliche forniture e con al centro Dama spa, società di Andrea Dini e di sua sorella Roberta, moglie del governatore lombardo. Società che ricevette ad aprile da Aria, centrale acquisti regionale, una commessa di camici e altri dispositivi di protezione individuale (dip) per 513 mila euro, poi trasformata a maggio in parziale donazione, quando venne a galla il conflitto di interessi. La Guardia di finanza italiana sta ultimando l'analisi dei contenuti dei telefoni e approfondimenti sono in corso su un conto svizzero di Fontana, che ha sempre respinto le accuse.

Intanto, il dipartimento "ambiente, salute, lavoro" attende il deposito di una consulenza "pilota" disposta nell'indagine sui contagi al Pio Albergo Trivulzio, dove tra gennaio e aprile sono morti oltre 400 anziani. Indagato per epidemia e omicidio colposi il dg Giuseppe Calicchio e la relazione degli esperti sarà utile anche per i tanti fascicoli sulle altre Rsa milanesi. A fine maggio, la Procura ha aperto pure un'indagine conoscitiva sulla realizzazione dell'ospedale anti-Covid nei padiglioni della Fiera, che punta a verificare come sono stati spesi i 23 milioni di euro frutto di donazioni private. Da pochi giorni, poi, gli inquirenti milanesi indagano per frode in commercio sul presunto mercato parallelo dei vaccini che passa anche sul "dark web".

Le altre lombarde - A Pavia la Procura ha chiesto una proroga delle indagini a carico di 8 persone per l'accordo tra il Policlinico San Matteo e la multinazionale DiaSorin per lo sviluppo di test sierologici e molecolari. Si ipotizzano i reati di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e peculato. E sul caso Diasorin-San Matteo indagano anche i pubblici ministeri milanesi. Mentre la Procura di Lodi vuole fare chiarezza sulla vicenda del "paziente 1", in quasi tutte le Procure lombarde sono aperte inchieste sui decessi nelle Rsa e sulle speculazioni sui prezzi delle mascherine. In più, le Direzioni distrettuali antimafia hanno i fari accesi sulle mafie che puntano ad approfittare della crisi legata al Covid.

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