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STATI UNITIQuando l'arte diventa un potente messaggio sociale

12.10.20 - 06:30
Quella appena trascorsa resterà nei libri di storia come una delle più inquiete estati americane.
Rose Jaffe
Quando l'arte diventa un potente messaggio sociale
Quella appena trascorsa resterà nei libri di storia come una delle più inquiete estati americane.
Ma questa stagione - scandita da manifestazioni e grande fermento sociale – ha anche sprigionato una formidabile carica di creatività.

WASHINGTON - In tutti gli Stati Uniti gli artisti locali hanno prodotto opere estemporanee dal forte impegno civile. A Washington le proteste del movimento Black Lives Matter (nato contro la brutalità della polizia verso gli afroamericani) sono state accompagnate dai murales della vibrante comunità artistica cittadina. Durante i giorni di fuoco delle rivolte, tanti edifici erano stati sigillati con grossi pannelli di truciolato. Ebbene quelle superfici sono diventate una tavolozza per decine di creativi.

Oggi i murales sono praticamente in ogni quartiere, una sorta di mappa sociale ed artistica. «Lo scenario di Washington è straordinario. Sbaglia chi crede che nella capitale ci sia spazio solo per la politica. In realtà c’è una rete incredibile di creativi». A parlare è Rose Jaffe, tra gli artisti emergenti più apprezzati. Le sue opere sono esplosioni di luce, ma soprattutto traghettano un messaggio. Nata e cresciuta a Washington, ha studiato arte e design all’università del Michigan.

Rose fa parte del collettivo che ha dipinto la gigantesca scritta gialla “Black Lives Matter” sulla sedicesima strada, proprio di fronte alla Casa Bianca. Commissionata dalla sindaca afroamericana Muriel Bowser, l’opera è stata poi replicata in decine di città. «Io credo che l’arte abbia il potere di colmare le distanze tra le persone, di farle dialogare – ci dice Rose - Porta con sé un messaggio molto più efficace delle parole, arriva dritto al cuore».

Rose ha messo la sua firma anche su un murale dedicato a Ruth Bader Ginsburg la popolarissima giudice liberal della Corte Suprema (nonché icona pop) scomparsa lo scorso 18 settembre. «Ne sono stata onorata come donna, femminista e artista”. Alla morte di Ginsburg, il muro è diventato meta di una sorta di pellegrinaggio. «La gente portava fiori, candele, messaggi. Ogni persona con il suo tributo ha in qualche modo aggiunto un pezzo all’opera». Una soddisfazione unica per Rose Jeffe. «Quella che cerco di creare è un'arte pubblica vivace e colorata, che abbia il potere di unire le persone, che sia in grado di stimolare il dialogo. E che possa anche semplicemente portare gioia a un passante».

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