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ITALIACoronavirus: in Italia aumentano i pazienti in terapia intensiva

01.10.20 - 17:50
Nelle ultime ventiquattro ore sono stati registrati 2'548 nuovi casi: il 2,1% dei tamponi è risultato positivo
Archivio Keystone
Fonte ATS
Coronavirus: in Italia aumentano i pazienti in terapia intensiva
Nelle ultime ventiquattro ore sono stati registrati 2'548 nuovi casi: il 2,1% dei tamponi è risultato positivo

ROMA - Schizzano i contagi da Covid-19 in Italia e per la prima volta da oltre cinque mesi i nuovi casi registrati in un giorno superano ampiamente la soglia psicologica dei duemila: sono 2'548, individuati con oltre 118'000 tamponi (il 2,1% dei test è risultato positivo), mai così tanti dall'inizio dell'emergenza.

«Dobbiamo resistere con il coltello tra i denti sette-otto mesi» dice il ministro della salute Roberto Speranza con il premier Giuseppe Conte che ufficializza la scelta del governo di prorogare lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio, a un anno esatto dalla prima misura messa in campo per far fronte all'epidemia.

Una mossa necessaria, come scienziati e tecnici chiedevano da settimane, poiché il virus continua la sua lenta e progressiva crescita in tutta la penisola. Ormai sono più di due mesi che la curva dei contagi sale costantemente e nell'ultima settimana - stando al monitoraggio della Fondazione Gimbe - i ricoveri negli ospedali sono aumentati del 17%.

Non solo: ci sono diverse regioni del centro sud - dove nella prima fase dell'emergenza la situazione è rimasta sotto controllo - che sono particolarmente a rischio. La percentuale degli ospedalizzati, ad esempio, in Sicilia è all'11,1%, nel Lazio al 10,2% e in Puglia al 9,2% a fronte di una media nazionale del 6,6%.

Numeri che si ritrovano nel bollettino quotidiano del ministero della salute con i 2'548 nuovi casi, mai così tanti dalla primavera scorsa. Più della metà sono in sole quattro regioni: 445 in Veneto (solamente una novantina dei quali legati al centro per migranti di Oderzo), 390 in Campania, 324 in Lombardia e 265 nel Lazio dove molto probabilmente già nel fine settimana scatterà, come già avvenuto in altre regioni, l'obbligo di mascherina anche all'aperto.

«Probabilmente stiamo vedendo i primi effetti della riapertura delle scuole, con tutto quello che ne consegue, ossia maggiore utilizzo dei mezzi pubblici e aumenti dei contagi intrafamiliari», dice il fisico Giorgio Sestili, tra i curatori della pagina Facebook "Coronavirus e analisi scientifiche".

Se è così lo si capirà meglio con il monitoraggio settimanale atteso per domani, che dovrebbe fotografare proprio gli effetti della riapertura di scuole e uffici pubblici.

Rispetto a cinque mesi fa ci sono però differenze importanti. Il 15 aprile scorso l'incremento fu infatti di 2'667 casi, ma c'erano oltre 105'000 malati, mentre oggi sono poco più di 52'000, nelle terapie intensive i pazienti erano 3'079 e oggi sono meno di un decimo (290, con un incremento di 11 rispetto a ieri), nei reparti ordinari c'erano 27'600 persone contro le 3'097 di oggi (50 in più nelle ultime 24 ore).

Significa che si individuano molti più asintomatici e lo si fa prima che la situazione peggiori, che il sistema di tracciamento funziona e che gli ospedali non sono in sovraccarico. «Il rapporto tra i casi diagnosticati e quello dei tamponi eseguiti è ancora basso: il valore di 2,1 relativo ai dati di oggi, per esempio, è inferiore a quello di 2,9 riscontrato il 28 settembre», dice ancora Sestili.

Ciò non significa che si può abbassare la guardia, anzi. «Le cose cominciano a mettersi peggio, il virus è nocivo come nella scorsa primavera - conferma il virologo Roberto Burioni rivolgendosi direttamente agli italiani su Twitter- vi prego, state attenti, mantenete le distanze, portate le mascherine ed evitate luoghi affollati».

Ed è per questo che il governo ha deciso di prorogare lo stato d'emergenza, una decisione che consente di mantenere le misure in atto - a partire dal divieto di assembramento e dal distanziamento fino allo smartworking e all'acquisto con procedure d'urgenza di macchinari e materiale sanitario - e continuare sulla linea della massima prudenza.

«Andremo in Parlamento a chiedere la proroga fino al 31 gennaio», dice Conte. «In Consiglio dei ministri abbiamo convenuto che la situazione resta critica: per quanto la curva dei contagi sia sotto controllo c'è bisogno della massima attenzione».

Sarà il ministro Speranza a spiegare le scelte in Aula, quando martedì prossimo illustrerà il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm). «Discuteremo in Parlamento, come è giusto che sia», afferma ribadendo comunque la necessità di non allentare la presa.

«Siamo davanti a mesi di resistenza, dobbiamo resistere con gli strumenti che abbiamo e che sono prima di tutto i comportamenti corretti. Vedremo la luce nei primi mesi del 2021 perché avremo nuovi strumenti per affrontare la sfida al Covid e nel corso dell'anno usciremo dalla fase più drammatica».

Ma fino ad allora bisognerà stringere i denti. Per evitare nuovi lockdown e soprattutto di saturare gli ospedali e rivivere l'incubo di marzo e aprile.

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