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THAILANDIALe professioniste del sesso: «La prostituzione sia depenalizzata»

23.09.20 - 06:30
La legge rende povere le lavoratrici senza tutelarle e non riuscendo a contrastare il fenomeno, secondo gli attivisti
KEYSTONE
Le lavoratrici del sesso thailandesi chiedono la revoca della legge sulla prostituzione.
Le lavoratrici del sesso thailandesi chiedono la revoca della legge sulla prostituzione.
Le professioniste del sesso: «La prostituzione sia depenalizzata»
La legge rende povere le lavoratrici senza tutelarle e non riuscendo a contrastare il fenomeno, secondo gli attivisti

BANGKOK - Le lavoratrici del sesso thailandesi chiedono che la legge nazionale sulla prostituzione sia riveduta, fino ad arrivare alla decriminalizzazione del meretricio.

La Fondazione Empower, che sostiene questa categoria professionale, sta cercando di raccogliere 10mila firme e poi inoltrare la petizione al Parlamento. Le firme raccolte da sabato a oggi sono più di mille. «La legge punisce le prostitute - l'80% delle quali sono madri nonché la principale fonte di sostentamento dell'intera famiglia» ha dichiarato Mai Junta, una rappresentante di Empower, alla Fondazione Thomson Reuters. 

Lavoratori non protetti - Gli attivisti dei diritti delle donne e della comunità Lgbt+ denunciano: la legge, che quest'anno compie 60 anni, fa ben poco per proteggere le prostitute. Anzi: i ripetuti arresti e le multe alle quali le professioniste del sesso vanno incontro non fanno altro che gettarle ulteriormente in uno stato di povertà. La sanzione massima può arrivare a 40mila baht (oltre 1160 franchi svizzeri) e due anni di carcere. 

L'industria del sesso thailandese è molto estesa, sia per la domanda interna che per il turismo dedicato che vede arrivare ogni anno migliaia di persone nel Paese. Nel 2014, secondo i più recenti dati in possesso dell'agenzia dell'Onu che combatte l'Aids, oltre 123mila persone esercitavano ufficialmente la prostituzione. Le ong ritengono che la cifra reale sia più che doppia e includa migliaia di migranti provenienti da Laos, Vietnam, Cambogia e Myanmar.

Il giro di affari legato alle prestazioni sessuali a pagamento è ingente, «ma non c'è nessun meccanismo che protegga i lavoratori». È denuncia Surang Janyam, direttore di un altro gruppo di sostegno, che chiede che la legge sulla prostituzione sia revocata e che i professionisti siano tutelati secondo le disposizioni sul lavoro, come qualsiasi altra categoria.

Migliaia di sanzioni - La controversa legge prevede che chi viene giudicato colpevole di atti sessuali con un minore possa finire in prigione per un massimo di sei anni. Nel 2019, secondo la Polizia reale thailandese, oltre 24mila persone sono state arrestate, processate e sanzionate.

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