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CROAZIAMassacro di Grubori: croati e serbi per la prima volta insieme

25.08.20 - 14:27
Il primo ministro Plenković: «È arrivato il momento di tenderci la mano per il nostro futuro comune».
Keystone
Da sinistra a destra: Boris Milosević, Miro Medved, Zoran Milanoivić e Milorad Pupovac
Da sinistra a destra: Boris Milosević, Miro Medved, Zoran Milanoivić e Milorad Pupovac
Fonte Ats
Massacro di Grubori: croati e serbi per la prima volta insieme
Il primo ministro Plenković: «È arrivato il momento di tenderci la mano per il nostro futuro comune».

GRUBORI - I massimi rappresentanti delle istituzioni politiche croate e della minoranza serba in Croazia si sono riuniti oggi, per la prima volta assieme, alla cerimonia di commemorazione delle vittime serbe del villaggio di Grubori, nell'entroterra della Dalmazia, uccise a sangue freddo dalle forze croate esattamente venticinque anni fa.

Alla solenne commemorazione hanno parlato il presidente della Repubblica, Zoran Milanović e i leader della comunità serba in Croazia, il vice-primo ministro Boris Milošević e il deputato Milorad Pupovac. L'intervento più atteso e importante, tuttavia, è stato quello pronunciato dal ministro per i veterani croati, Tomislav Medved, generale in pensione e vice-presidente dell'Unione democratica croata (Hdz), il partito conservatore guidato dal primo ministro Andrej Plenković, al potere a Zagabria in coalizione con i politici serbi. «Noi tutti soffriamo ancora oggi per le conseguenze della guerra ed è arrivato il momento di tenderci la mano per il nostro futuro comune», ha detto Medved, che nella guerra ha perso un fratello. E ha aggiunto che «la Croazia vuole esprimere il proprio dolore per tutti i civili uccisi ed è nostro dovere avere compassione per tutte le vittime innocenti».

L'eccidio di Grubori, villaggio serbo nei pressi di Knin, avvenne il 25 agosto del 1995 quando le forze della polizia speciale croata, due settimane dopo la vittoriosa conclusione dell'offensiva di Zagabria 'Tempesta' che pose fine alla ribellione dei serbi, uccisero a sangue freddo sei inermi anziani e diedero fuoco alle loro case. Le sei vittime sono il doloroso simbolo dei circa mille serbi uccisi da parte delle unità militari croate dopo la fine delle operazioni belliche, per rappresaglie o per pura vendetta e odio etnico. Nei primi giorni dell'agosto del 1995, quasi tutti i serbi della Krajina, circa 250 mila, fuggirono davanti all'avanzata militare croata, mentre le poche migliaia che decisero di restare, divennero vittime di eccidi e rappresaglie. La giustizia croata ha confermato che a Grubori fu commesso un atroce crimine, ma finora nessuno è stato mai condannato per averlo commesso o ordinato.

La commemorazione di oggi rappresenta un altro importante passo verso la riconciliazione tra croati e i serbi in Croazia, dopo che il 5 agosto scorso il vice-primo ministro croato Milošević (di etnia serba) ha partecipato alle celebrazioni della vittoria croata nella guerra per l'indipendenza del Paese, completata, appunto con la presa della roccaforte dei ribelli serbi, la cittadina di Knin. In quell'occasione, il primo ministro Andrej Plenković, in un discorso di portata storica, ha ammesso che le forze croate commisero crimini di guerra, aggiungendo di essere consapevole «che la vittoria croata fu traumatica per molti serbi di Croazia, che lasciarono la propria terra e le proprie case».
 

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