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MONDOI decessi sfiorano quota 3200. 80 le nazioni coinvolte

04.03.20 - 09:41
Facebook scende in campo contro la disinformazione e le bufale.
keystone-sda.ch (Suh Myoung-geon)
Sono quasi 3200 i decessi causati da coronavirus nel mondo.
Sono quasi 3200 i decessi causati da coronavirus nel mondo.
I decessi sfiorano quota 3200. 80 le nazioni coinvolte
Facebook scende in campo contro la disinformazione e le bufale.
Aumentano i Paesi che segnalano il primo caso di positività.

Sono quasi 3200 i decessi causati in tutto il mondo dall'epidemia di coronavirus, secondo gli ultimi dati a disposizione.

I contagi sono più di 93mila, ma crescono anche le persone che sono guarite. Ora sono più di 80 la nazioni che registrano almeno un cittadino ammalato di Covid-19.

Europa - La Polonia ha il suo primo caso. Lo ha confermato il ministro della Salute Lukasz Szumowski: si tratta di un uomo ricoverato nella città di Zielona Gora. Le sue condizioni sono buone. I 560 test effettuati hanno mostrato una sola positività, si legge sui media locali.

Asia - Mercoledì c'è stato un deciso aumento del numero dei casi nella Corea del Sud, che ha portato il totale a 5328. 16 italiani, membri di una comitiva, sono stati messi in quarantena in India dopo che sono risultati positivi al coronavirus. Il Giappone ha deciso di cancellare le commemorazioni per lo tsunami del 2011. La cerimonia prevista a Tokyo, per ricordare le oltre 18mila vittime del violento terremoto e del successivo maremoto, non si farà.

In Iran è risultato positivo a coronavirus il ministro dell'Industria Reza Rahmani. Lo hanno confermato i test compiuti nelle ultime ore. Non si tratta dell'unico membro del governo che si è ammalato di Covid-19 in queste settimane.

Social - Anche le grandi compagnie hi-tech si stanno muovendo per affrontare l'emergenza coronavirus. Non solo con procedure interne, ma aiutando gli utenti a ottenere le giuste informazioni e a evitare le bufale. Facebook ha comunicato che chiunque cercherà "coronavirus" sui social si vedrà comparire un pop-up che rimanderà all'Organizzazione mondiale della sanità o alle autorità sanitarie locali. «Siamo inoltre concentrati nello stoppare bufale e disinformazioni dannose. È importante che ognuno abbia un posto per condividere le proprie esperienze e parlare dell'epidemia, ma come gli standard della nostra comunità spiegano, non va bene condividere qualcosa che mette in pericolo gli altri».

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