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ITALIAOggi inizia la fine di Gomorra, giù la Vela di Scampia

20.02.20 - 06:00
È l’emblema del degrado di Napoli. Un mondo dove non batte il sole, ma regnano povertà e spaccio di droga.
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Inizia oggi l'abbattimento della Vela Verde a Scampia
Inizia oggi l'abbattimento della Vela Verde a Scampia
Oggi inizia la fine di Gomorra, giù la Vela di Scampia
È l’emblema del degrado di Napoli. Un mondo dove non batte il sole, ma regnano povertà e spaccio di droga.
Si tratta di una data storica. In 40 giorni verrà abbattuta la Vela Verde, un microcosmo di ladri, criminalità e disperazione. L'urlo della Napoli per bene che vuole iniziare a vivere.

NAPOLI - Il successo del film di Matteo Garrone “Gomorra”, ispirato dal best-seller di Roberto Saviano, e l’omonima fiction tv l’hanno fatta conoscere un po’ ovunque: Scampia negli anni è diventato l’emblema del degrado. È un quartiere di Napoli Est, nella zona di Secondigliano, dove si sognava di creare un quartiere popolare con case economiche in onore alla “cultura del vicolo” e dove si è finito per veicolare una zona franca di povertà e spaccio di droga, un vero e proprio avamposto della disperazione. 

Una data storica - Un “non luogo” dove lo Stato non entra e dove chi è costretto a viverci deve arrangiarsi come può. Oggi capita di vederci passare bus di turisti che fanno le foto (senza scendere, per paura) come andassero allo zoo o a un tour in Savana tra gli animali feroci. Domani chissà. La speranza è sempre viva. Li hanno battezzati Vele quei casermoni giganti costruiti tra il 1962 e il 1975 e che prendono il nome dalla loro forma triangolare, che ricorda quella di una vela latina. Oggi, giovedì, sarà la cosiddetta “Vela verde” che verrà demolita, una delle ultime rimaste in piedi da quando l’idea di riqualificazione del quartiere ha cominciato ad essere non solo utopia ma un progetto concreto. In piedi rimarrà solo la Vela Celeste, che sarà rimodernata e dotata di quei comfort che qui sono sempre stati negati. Perchè Verde e Celeste? Perchè alla classificazione alfabetica iniziale (Vela A, Vela B ecc) se ne aggiunse una cromatica dopo il 2003. Tra il 1997 e il 2003 sono state abbattute tre delle sette strutture iniziali. La prima a cadere fu la Vela F, nel 1998. La seconda fu la Vela G, nel 2000. Nel 2003 cadde la Vela H, ora tocca alla Vela Verde. Un altro simbolo di Gomorra che va giù. Una data storica, ha detto il sindaco De Magistris ma nessuno rimarrà senza casa. L’operazione durerà 40 giorni, poi sarà il momento di un progetto di rigenerazione urbana che vedrà la realizzazione di luoghi con le scuole, i parchi, punti di intrattenimento e un’edilizia diversa. 

Lì dove il sole non batte mai - Chi non c’è mai stato - o non ha visto almeno le foto - non può capire cosa sia vivere in un appartamento delle Vele. Dove il sole non arriva, dove l’umidità divora le pareti, dove i box sono un contenitore di rifiuti. E non è difficile trovare in giro dell’amianto danneggiato, nocivo per la salute della gente, ammassata in casupole dove fa freddo d’inverno e caldo d’estate e dove si respira cemento e sangue per le tante stragi di camorra, la mafia napoletana che ha eletto Scampia il suo quartier generale da decenni. Nel Piano di costruzione iniziale di zona per Secondigliano si ipotizzò di concentrare su un’area di 400 ettari almeno 78mila abitanti. Le sette Vele dovevano essere il modello di una nuova socialità abitativa. Ogni palazzo doveva comunicare con l’altro grazie ad una sorta di ponte: 1192 alloggi per 6500 persone. Il progettista Franz di Salvo si rifaceva alle Unités d’abitation di Le Corbusier, ma le sue idee furono presto tradite, dalla politica, dalle imprese di costruzione e dalle emergenze. Lo spazio tra palazzi fu radicalmente ridotto da 12 a 8 metri. Le emergenze del terremoto del 1980 e il bradisismo di Pozzuoli fecero il resto. Dalla città si riversarono a Scampia migliaia di senzatetto che occuparono le Vele. Intorno dovevano esserci spazi pubblici destinati al verde, ma mai in realtà completati, scuole e servizi ipotizzati nei progetti iniziali che si sono rivelati pure chimere. E Scampia divenne teatro delle guerre tra clan, nonché piazza di spaccio più grande d’Italia, in assenza di presidi dello Stato: il primo commissariato di Polizia fu insediato solo nel 1987, a quindici anni dalla consegna degli alloggi con i giardini divenuti luogo di raccolta degli spacciatori, i viali piste per corse clandestine, gli androni dei palazzi luogo di incontro di ladri e ricettatori. Ora però si alza sempre più forte l’urlo della Napoli per bene: Scampia non è solo Gomorra. E vuole iniziare a vivere.

KeystoneDa Gomorra è stato tratto un film di successo diretto da Matteo Garrone e una serie tv.

Il boom di Gomorra, dal libro al film
Era il 2006 quando nelle librerie uscì un volume dalla copertina nera e un titolo inquietante: Gomorra. Opera prima del giornalista d’inchieste Roberto Saviano che per la prima volta scoperchiò il pentolone degli affari di camorra a Scampia, Casal di Principe, Giugliano e tutti gli avamposti della mafia, denunciando connivenze, riti, stragi e tutto quello che accadeva (e in parte accade ancora) a Secondigliano e nelle zone degradate. Il romanzo ha venduto oltre 2.250.000 copie in Italia e 10 milioni nel mondo. Da Gomorra è stato tratto un film di successo diretto da Matteo Garrone (2008) una serie tv giunta alla quarta stagione. Dopo il successo del libro Saviano è stato minacciato di morte e vive sotto scorta. Scampia è stato teatro anche di altri film come L’oro di Scampia, del 2013, ispirato al libro La mia vita sportiva scritto da Gianni Maddaloni: la storia del campione olimpico di judo a Sydney 2000 Pino Maddaloni e di suo padre Giovanni che – come nella realtà - gestisce una struttura sportiva nel cuore di Scampia, allenando i ragazzi del quartiere.

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