Il leader del Cremlino si appresta a governare ben oltre il 2024. Dal nostro Paese, l'oppositore e scrittore russo Mikhail Shishkin non risparmia critiche a lui e all'Occidente
MOSCA / BERNA - Dopo l'annuncio delle dimissioni del governo russo, giovedì Vladimir Putin ha nominato Mikhail Mishustin nuovo primo ministro. Un passaggio che prelude a cambiamenti costituzionali che spianeranno la strada all'attuale presidente russo, al potere da 20 anni, per continuare a governare oltre il 2024.
Una prospettiva, questa, che - sommata alla ruvidità con cui il regime tratta gli oppositori - lascia perplessi gli osservatori occidentali, nonostante la solida approvazione di cui Putin gode in patria. Ne abbiamo parlato con Mikhail Shishkin*, noto scrittore russo e aspro critico del leader del Cremlino che da oltre 20 anni vive in Svizzera.
Putin sembra deciso a continuare a governare ben oltre il 2024. Perché questo rappresenterebbe un pericolo per la Russia e il resto del mondo?
Il nostro buon faraone russo sta erigendo la sua piramide, ma non è niente di nuovo per l’Oriente, dove tutti i dittatori puntano a governare per sempre. Nel 21° secolo, però, anche un regime autoritario ha bisogno di una patina di “democrazia”. Così ci viene presentato questo “Hocus pocus” giuridico che permetterà a Putin, come previsto, di rimanere al Cremlino fino alla fine.
E che cosa significa questo per il suo Paese, secondo lei?
Ogni anno che Putin passa al potere è un anno rubato al futuro della Russia. Il Paese ha bisogno di sviluppo, ma continua invece a intirizzirsi e soffocare come l’Unione Sovietica degli ultimi anni. Più aumenta la pressione interna, più forte sarà l’esplosione. La Federazione Russa è ormai pronta a dare alla luce nuovi Stati nazionali, come successe un tempo all’URSS. Il crollo dell’impero zarista non si arresterà.
Che cosa rimprovera maggiormente a Putin?
Il problema non è solo lui. Lui è solo un attore che interpreta il ruolo dello zar in un casting storico. Ognuno porta con sé un tratto personale quando incarna questo personaggio, ma non può cambiarne il ruolo. Nella storia russa va in scena da secoli lo stesso spettacolo. Non serve cambiare qualcuno, cercare un attore migliore: bisogna cambiare spettacolo.
Nel 2018 lei ha invitato attraverso i media svizzeri al boicottaggio della Coppa del mondo di calcio in Russia. Invano. Perché è così difficile sviluppare una reale opposizione a Putin dall’estero?
Quando si tratta dei miliardi legati al calcio le questioni morali vengono messe da parte. Avevo invocato anche il boicottaggio dell’Olimpiade “dell’urina” di Sochi, pure inutilmente (il riferimento è allo scandalo degli esami delle urine antidoping truccati, ndr). Una banda criminale ha ormai agguantato il potere e ha preso la popolazione in ostaggio. La solidarietà internazionale non dovrebbe andare ai sequestratori, ma ai sequestrati. A Sochi, però, anche la Svizzera ha reso omaggio al dittatore con la sua House of Switzerland. Il risultato? L’annessione della Crimea, la guerra in Ucraina, 10mila morti.
Trova che la Svizzera sia troppo accondiscendente con la Russia?
Gli svizzeri si sono rallegrati quando Gorbaciov ha annunciato la Perestrojka, ma che cosa ha fatto la Svizzera per aiutare la giovane democrazia russa a camminare con le proprie gambe? Avrebbe dovuto fare un’unica, semplice cosa: dimostrare, con il proprio esempio, come funziona una democrazia, cos’è uno Stato di diritto. Dopotutto, consiste semplicemente nel seguire le proprie leggi. Niente di più. Le democrazie occidentali, invece, hanno seguito la legge non scritta secondo cui dove iniziano i bei soldi finisce lo Stato di diritto. E quelli che arrivavano dalla Russia erano tanti soldi. Di provenienza criminale, ma in Svizzera sono stati molto graditi. In un vero Stato di diritto si applicherebbero le leggi e sia i criminali russi sia i loro aiutanti e gli aiutanti degli aiutanti dalla Svizzera sarebbero in carcere. La dittatura putiniana è diventata possibile solo grazie al sostegno attivo dell’Occidente “democratico”.
* Mikhail Shishkin
Nato a Mosca nel 1961, Mikhail Shishkin ha lavorato come insegnante, giornalista e traduttore. Dal 1995 vive nella Svizzera tedesca. È l'unico scrittore russo ad aver vinto tre dei più prestigiosi premi letterari nel suo Paese d'origine: il Russkij Booker, il Bol'shaya Kniga ("Grande Libro") e il Bestseller Nazionale. Ha pubblicato diversi romanzi, racconti e saggi in russo e i suoi lavori sono stati tradotti in 30 lingue. In italiano sono apparsi "Capelvenere" (Voland, 2006), "La presa di Izmail" (Voland, 2007) e "Lezione di calligrafia" (Voland, 2009 e 2011).