In strada per le sue esequie sono scesi fianco a fianco sostenitori e oppositori del regime: «La politica non c'entra più nulla»
TEHERAN - Sulla televisione pubblica iraniana si parla spesso di milioni di partecipanti alle manifestazioni promosse dallo Stato, ma, non di rado, i presenti sono molti meno. Nel caso dei funerali del generale Qasem Soleimani, invece, la tv della Repubblica islamica non ha affatto esagerato. Alle esequie del generale ucciso da un raid americano in Iraq «c’erano davvero milioni di persone», assicura un fotografo iraniano.
E i cortei per l’illustre defunto tenutisi a Teheran e in altre città hanno visto per la prima volta dopo anni sfilare fianco a fianco sostenitori e oppositori del regime. «Questo non ha più niente a che fare con la politica… è stato un attacco a uno di noi», afferma il 26enne Ehsan. Lo studente non si sente vicino né al regime islamico né alle guardie della rivoluzione o all’Unità Al-Qods guidata da Soleimani, «ma questa è una cosa che sistemiamo tra noi, gli americani non c’entrano», sottolinea.
Questo tipo di sentimenti non prevale solo a Teheran. Anche ad Ahwaz, nel sud-est del Paese, e a Mashhad, a nord-est, centinaia di migliaia di persone hanno preso parte alle cerimonie di lutto organizzate in ricordo del generale ucciso. Altrettanti partecipanti si contavano nella culla della Rivoluzione iraniana, Qom. Anche per la sepoltura di Soleimani oggi nella sua natale Kerman si attendono importanti folle.
«Diversamente da quanto pensavano gli americani, la morte del generale Soleimani ha innescato la solidarietà all’interno del popolo iraniano», ha commentato il presidente della Repubblica islamica, Hassan Rohani. E anche le divergenze di opinioni tra i moderati inclini al negoziato come il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, e le fasce più oltranziste del regime sembrano messe da parte.