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STATI UNITI«Dopo l'uccisione di Soleimani nessuna credibile minaccia dall'Iran»

04.01.20 - 12:04
Parola del Dipartimento della sicurezza Usa che teme, al massimo, dei cyberattacchi. La Cina: «L'America non abusi della sua forza»
keystone-sda.ch / STF (Nasser Nasser)
«Dopo l'uccisione di Soleimani nessuna credibile minaccia dall'Iran»
Parola del Dipartimento della sicurezza Usa che teme, al massimo, dei cyberattacchi. La Cina: «L'America non abusi della sua forza»

BERNA - Al momento, dopo l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, "non esiste alcuna specifica, credibile minaccia dall'Iran": lo afferma il Dipartimento per la sicurezza nazionale americano, che mette in guardia però dal rischio di un'ondata di cyber attacchi, con le reti informatiche Usa possibile obiettivo degli hacker di Teheran.

Non solo quelle del governo federale, ha spiegato il responsabile per la cyber sicurezza Chris Krebs, spiegando che l'offensiva potrebbe essere su larga scala.

«È una minaccia che non riguarda solo il governo federale», ha spiegato Krebs. «Bisogna prestare molta attenzione a tutti i sistemi critici del nostro Paese, ed assicurarsi che ci sia un controllo su tutti gli accessi».

Intanto i democratici accusano l'amministrazione Trump di non avere un vero piano per difendere il Paese da qualunque tipo di attacco, sottolineando come il dipartimento creato dopo l'11 settembre 2001 per proteggere gli Usa dal terrorismo è stato riorientato negli ultimi anni sulla lotta all'immigrazione clandestina.

Intanto nelle principali città americane - da New York a Chicago, da Los Angeles a San Francisco e Miami - sono state elevate le misure di sicurezza con il dispiegamento di forze di polizia aggiuntive a protezione dei possibili obiettivi.

La Cina agli Usa: «No abusi di forza» - La Cina sollecita gli Usa «a non abusare della forza militare»: è il monito del ministro degli Esteri Wang Yi fatto nel colloquio telefonico con la controparte iraniana Mohammad Javad Zarif, all'indomani della morte del generale Qassem Soleimani. Piuttosto che con la forza , gli Usa dovrebbero risolvere le questioni col dialogo, ha notato Wang. 

La Cina «si oppone all'utilizzo della forza nei rapporti internazionali. Non c'è via d'uscita per le soluzioni militari, né per la pressione estrema», ha osservato ancora Wang, secondo un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri.

«La zona è in grande pericolo» -  Dopo l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani da parte delle forze armate statunitensi, l'ex ambasciatore svizzero in Iran Tim Guldimann vede la stabilità della zona «in grande pericolo».

L'Iran «si è impegnato duramente (...) per evitare una disgregazione dell'Iraq, anche dopo il plebiscito a favore dell'indipendenza dei curdi», ha detto Guldimann all'emittente radiofonica Deutschlandfunk. «La domanda ora è se sarà possibile mantenere una stabilità».

Al momento è impossibile trovare consenso fra sciiti, curdi nel nord e sunniti nel centro del paese, ha spiegato l'ex ambasciatore. Ci sono state grandi proteste contro il regime di Baghdad e l'influenza iraniana. L'intervento ordinato dal presidente americano Donald Trump arriva quindi in un momento particolarmente delicato.

Guldimann ha definito l'azione «un atto di guerra contro i vertici iraniani». «Dobbiamo cercare di immaginarci cosa avrebbe voluto dire se gli iraniani avessero ucciso alti rappresentanti del governo americano durante un loro viaggio all'estero: ai nostri occhi sarebbe terrorismo di Stato», ha detto.

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