Lo sostiene un attivista britannico che ha portato in tribunale l'azienda che l'ha licenziato, in una causa che può stabilire un precedente importante
NORWICH - Jordi Casamitjana è vegano, profondamente vegano. Tanto vegano che non prende il bus, per evitare «investimenti accidentali d'insetti o uccellini», e quindi perlopiù cammina: «Se posso arrivarci in un'ora a piedi, ci vado», sostiene il britannico. Non usa banconote «perché contengono sostanze animali» e non mangia i fichi perché «sono importanti per le vespe che qualche volta ci depongono dentro le larve».
Una vita, la sua, orientata in maniera netta e che lo ha portato a lavorare nell'associazione animalista League Against Cruel Sports, che si batte contro la lotta fra cani e la caccia.
Possiamo immaginare la sua sorpresa quando, un giorno nel 2016, ha scoperto che la nuova cassa pensione aziendale aveva delle partecipazioni in ditte farmacologiche che sperimentano sugli animali. In seguito alle sue reitate proteste – a colleghi e direzione – ha ricevuto prima un richiamo e poi un licenziamento per «grave inadempienza».
Ma lui non ci sta e, con i suoi legali, ha portato l'azienda in tribunale in un caso che rischia di diventare un precedente importante. Già perché, lui e i suoi legali, impugnano il principio che il veganismo – che determina in maniera importante tutte le scelte di vita di Casamitjana – è un «principio etico» non dissimile dalla «credenza religiosa» e non è così da considerarsi come semplice un «punto di vista». Le credenze, come la religione, sono protette da discriminazione e abusi dalla legge britannica.
«Il veganismo detta tutte le mie scelte», giura l'uomo, «e riguarda molto più che il semplice mangiare, è una filosofia e un sistema di credenze che riguarda la maggioranza degli aspetti della mia vita». In caso di vittoria, la decisione potrebbe diventare un precedente e lo stato di «vegano etico» (che non corrisponde per forza di cose a quello del vegano alimentare) potrebbe quindi essere protetto, per legge, dalle discriminazioni.
Dal canto suo la League Against Cruel Sports ha commentato: «Siamo un datore di lavoro inclusivo, non siamo contrari a una tutela legale dello status di vegano. Per questo abbiamo deciso di non commentare la vicenda». Il processo avrà inizio questo giovedì a Norwich (Norfolk).