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REGNO UNITOLa regina parla di Brexit, Johnson e sanità

19.12.19 - 13:19
I cardini del programma del governo dei Tory sono stati al centro del tradizionale Queen's Speech
Keystone
La regina parla di Brexit, Johnson e sanità
I cardini del programma del governo dei Tory sono stati al centro del tradizionale Queen's Speech

LONDRA - Brexit il 31 gennaio, con periodo di transizione morbida limitato a fine 2020, e piani di politica interna incentrati sugli investimenti pubblici: con l'impegno prioritario a un aumento senza precedenti di risorse alla sanità (Nhs).

Sono i cardini del programma di legislatura del governo Tory di Boris Johnson, dopo il trionfo elettorale del 12, letto dalla regina a Westminster nel tradizionale Queen's Speech. Elisabetta, affiancata da Carlo, è giunta su uno sfondo cerimoniale ridotto dal governo al minimo.

Il programma, elencato come sempre in sintesi nel testo affidato alla 93enne sovrana, prevede un cammino spedito e netto di separazione dall'Ue, con 11 mesi di tempo - di fatto - fra il divorzio e la scadenza fissata per archiviare la transizione e passare a una relazione futura con i 27 regolata in particolare da «un accordo di libero scambio», a cui si affiancheranno peraltro negoziati commerciali con altri Paesi e altre "grandi economie".

Non solo: la legge aggiornata sul recesso da Bruxelles (Withdrawal Bill) che l'esecutivo riproporrà alla Camera dei Comuni per la ratifica da domani comprende misure rafforzate per garantire il distacco del Regno dalla giurisprudenza Ue, con la possibilità data a qualunque giudice britannico (non più solo alla Corte Suprema) di rivederne i contenuti pure su temi come gli standard sui diritti umani indicati dalla Carta europea.

Quanto al resto, come priorità delle priorità viene indicato il rilancio del sistema sanitario, con la promessa di 50.000 unità di personale sanitario in più (di cui 19.000 già presenti, ma con contratti a termine che saranno stabilizzati), 40 ospedali nuovi in 10 anni e un aumento record di stanziamenti all'Nhs pari a 33,9 miliardi di sterline all'anno, seppure a partire dal 2023/24.

Promessi pure significativi investimenti infrastrutturali nel Paese, più soldi alla scuola e agli enti locali, riforme nell'edilizia per alloggi più accessibili e nei servizi di welfare nel quadro d'una politica economica - sulla carta - meno tradizionalmente Tory: anti-austerity e più sociale.

Prevista anche una legge quadro sulla tutela dell'ambiente e nuove misure contro l'inquinamento da plastica. Non mancano peraltro capitoli ispirati a una destra più radicale sulla sicurezza (con norme per appesantire le pene su terrorismo e reati gravi, oltre per dare maggiori poteri di perquisizione alla polizia contro i crimini di strada); sull'immigrazione; sulle spese per la difesa; e contro «l'accanimento giudiziario» nei confronti di militari di Sua Maestà denunciati per crimini di guerra.

Impegno esplicito, infine, a preservare «l'integrità del Regno Unito» (contro le pressioni indipendentiste della Scozia), ma anche a rilanciare «la "devolution" delle varie nazioni del Paese, inclusa l'Irlanda del Nord.

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