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CHIASSO/ SANTIAGO«Situazione gravissima, qui si arriva a pagare il pane a rate»

07.11.19 - 23:00
Jacopo B., 24enne ticinese, studente di architettura, è testimone delle proteste in corso in Cile. Nei suoi racconti, violenza a non finire e tanta disperazione
 Jacopo B
I disordini nelle strade di Santiago
I disordini nelle strade di Santiago
«Situazione gravissima, qui si arriva a pagare il pane a rate»
Jacopo B., 24enne ticinese, studente di architettura, è testimone delle proteste in corso in Cile. Nei suoi racconti, violenza a non finire e tanta disperazione

CHIASSO/ SANTIAGO - Si chiama Jacopo B., ha 24 anni ed è di Chiasso. Da due mesi si è temporaneamente trasferito a Santiago del Cile per uno stage pratico nell’ambito dei suoi studi di architettura. Vive a 3 minuti a piedi da Plaza Italia, centro nevralgico delle proteste in corso attualmente nel Paese sudamericano. Jacopo, dal suo osservatorio “privilegiato”, racconta quanto sta accadendo nella capitale cilena. «Fa ormai parte della mia quotidianità ritrovarsi nel mezzo di scene di guerriglia urbana abbastanza forti».

Hai paura?
Io e i miei coinquilini cerchiamo di uscire il meno possibile di casa, in quanto la situazione, anche se può sembrare tranquilla, può degenerare da un momento all’altro. 

Da giovane svizzero sei riuscito a darti una spiegazione di ciò che sta accadendo?
Ciò che sta succedendo in Cile, fondamentalmente, è che il rincaro dei prezzi del metro ha mosso qualcosa, inizialmente negli studenti, che è poi esploso in un malessere generale represso da quando nel 1980 è stata scritta la nuova costituzione.

Cosa c’è alla base?
La vita è troppo cara e colpisce tutte le classi sociali. Ultimamente la situazione è diventata insostenibile. Basti pensare che se vai al supermercato puoi pagare a rate il pane. Questo fa capire che la gente non ha più nulla da spendere.

Da lunedì 14 ottobre la tensione pare cresciuta…
Tutte le metropolitane erano sorvegliate dai “carabineiros”, i poliziotti antisommossa. Solo il venerdì 18, però, la situazione è degenerata. Il Cile è abituato a proteste di questo tipo, ma non con questa durata. Nelle piazze della capitale ha iniziato a riversarsi tutto il popolo. Studenti, anziani, bambini, donne incinta, padri di famiglia, giovani, lavoratori… Al grido di “Chile despertó” (Il Cile si è svegliato). 

Qual è l’aspetto che più ti impressiona?
Ciò che più mi ha colpito è che quella che è iniziata come una protesta studentesca è subito diventata una lotta di un popolo intero. Fino al giorno dopo nessuno poteva immaginare si delineasse una situazione così seria. Nel corso di appena 24 ore da una protesta “abituale” si è arrivati a una violenza impressionante, che arrivava da più parti.

Il popolo ha cominciato così a saccheggiare e bruciare svariate attività, iniziando da banche e grandi supermercati per poi arrivare a negozi più piccoli.
In diversi quartieri si registra uno stato di distruzione quasi totale, il che fa pensare che il problema più grande non è il presente, bensì il futuro. Solo vicino a casa mia, nel raggio di un centinaio di metri, sono stati bruciati o saccheggiati due farmacie, un gommista, un hotel, due banche, tre minimarket, un benzinaio, un cantiere, quattro fast food di grandi catene e altri esercizi. Una parte della popolazione ha dunque iniziato a difendersi da sola da quello che sembrerebbe puro terrorismo, vigilando il quartiere anche di notte nonostante il coprifuoco, in seguito ritirato.

Una situazione terribile, dunque.  
Mi ha impressionato inoltre che nella strada laterale alla mia, sono stati incendiati ben cinque bus uno di fianco all’altro. Questo fa capire quanto il popolo sia arrabbiato. Tuttavia la maggior parte della popolazione continua a condurre le proteste in modo pacifico, organizzando barricate e falò in mezzo alle strade, ballando, cantando e suonando intorno a questi ostacoli improvvisati che hanno il compito di bloccare l’intervento delle forze dell’ordine. Nonostante questo stato di rivolta totale, il popolo aiuta sempre l’intervento dei pompieri o del personale sanitario, rimuovendo all’istante le barricate in modo da permettere la circolazione di questi mezzi. Se ne deduce che lotta è solo tra la popolazione e lo Stato, che nelle strade è rappresentato dalle forze dell’ordine.

Vedere tutti i giorni queste scene che effetto fa?
Ho la fortuna di vivere in un quartiere simbolo delle proteste, che resta quindi costantemente sotto i riflettori nazionali e internazionali. Infatti nelle aree più povere la situazione è ancora più grave. Intorno a Plaza Italia non si vedranno mai, per il momento, le stesse scene che si vedono in altre zone. Più povertà si traduce in manifestazioni più violente. Devo dire che negli ultimi giorni la situazione sì è leggermente calmata.

Perché?
Questo è dovuto a diversi fattori. Innanzitutto al ritiro delle forze militari dalle strade. Il ricordo della dittatura è ancora ben ancorato nella gente e il fatto che il presidente abbia schierato i militi in strada e messo il coprifuoco, ha fatto riemergere nella gente la paura che potesse ritornare la stessa situazione. 

E poi?
Un altro fattore sta nell’arrivo degli esponenti dell’ONU e delle organizzazioni dei diritti umani. Questo ha portato a un tentativo di “nascondere la polvere sotto il tappeto” da parte del Governo, tradotto in un minor utilizzo della violenza, mentre esponenti dei gruppi di estrema destra e sostenitori del neo-liberalismo e del presidente Piñera provano invano a ripulire muri e strade della città, per cercare di fare apparire la situazione meno grave di quella che è. 

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