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SVIZZERAQuegli incredibili fiumi volanti che raffreddano la terra intera

30.10.19 - 22:06
Sono stati scoperti (un po' per caso) sopra l'Amazzonia anche grazie a uno svizzero che avverte: «Il riscaldamento climatico li sta seccando»
Foto Margi Moss - Archivio personale Moss
Quegli incredibili fiumi volanti che raffreddano la terra intera
Sono stati scoperti (un po' per caso) sopra l'Amazzonia anche grazie a uno svizzero che avverte: «Il riscaldamento climatico li sta seccando»

LOSANNA - C’è chi la grande scoperta scientifica la cerca tutta la vita e chi, invece, da questa finisce per essere trovato. 

È proprio il caso di Gerard Moss, vodese nato nel Regno Unito ma cresciuto in Romandia, che nella vita faceva in realtà faceva tutto un altro mestiere: «Nel 1983 ho aperto una società di voli charter», ci racconta, «esportavamo beni, tipo bevande gasate, roba così». 

La svolta arriva dopo aver conosciuto la moglie Margi nel 1985: «Abbiamo iniziato a girare il mondo in volo con un velivolo leggero, a bassa quota», racconta, «è un modo incredibile per vedere l’impatto che l’uomo ha sul mondo, come si sviluppa il paesaggio e come nascono gli insediamenti umani e l’influenza che hanno sul territorio».

Da lì nasce l’interesse per il clima che si coniuga in maniera naturale con il suo grande amore: l’Amazzonia. «È cambiato tutto così tanto», continua Moss che ha ormai modificato la sua missione - e la sua carriera - da commerciale ad ambientale, a ridosso del nuovo millennio.

Effettuando, così, una lunga serie di partenariati con studiosi da tutto il mondo. Uno di questi ha portato alla scoperta dei “fiumi volanti” ai quali è dedicata una mostra temporanea all'Aquatis di Losanna che si terrà fino al 28 giugno 2020.


Parliamo dei fiumi volanti, come li avete scoperti?

Diciamo che erano una presenza costante durante i nostri voli, sopra la foresta: queste distese di nebbia, incanalate come se fossero delle strade sulle cime degli alberi. Nel 2006 abbiamo deciso di approfondire la questione, esaminandoli e prelevando alcuni campioni. Così, possiamo dire che “li abbiamo scoperti”. Anche se erano sempre stati lì...

Ok, ma cosa sono? Come funzionano?

Pensate a un fiume tradizionale, che sposta costantemente l’acqua in una direzione. Questi qui però sono formati da vapore acqueo che scorre sopra la vegetazione. 

Per quantità d’acqua e portata è, di fatto, il più grande fiume del mondo. Forse non lo sapevate ma la foresta pluviale traspira tre quarti dell’acqua che assorbe. Questa poi va a far parte, e accompagna, le grandi correnti che si generano nell’Oceano atlantico.


Già nel 2011 lei diceva che osservando i fiumi volanti si percepivano già gli effetti del cambiamento climatico e del disboscamento… che significa?


Spesso si dice che la Foresta amazzonica è il polmone del pianeta, ma non è del tutto corretto. Considerando il lavoro che fa con i fiumi volanti, è piuttosto come un cuore che pompa acqua e mantiene bassa la temperatura del pianeta.

Anno dopo anno abbiamo costatato che quando faceva più caldo  i fiumi volanti erano meno attivi si manifestavano annate di siccità particolarmente nefaste nella regione, come quelle verificatesi nel 2005, 2010 e 2015. 

Questo perché quei flussi determinano in maniera diretta la pioggia, non solo per l’umidità ma anche per una serie di composti organici volatili che facilitano la produzione di precipitazioni. 

 Che cosa possiamo fare noi cittadini, concretamente, per aiutare?

L’Amazzonia è una fabbrica di pioggia, ogni albero adulto butta nell’atmosfera circa 300 litri d’acqua al giorno. Pensate quanta acqua abbiamo “perso” considerando che da gennaio a luglio di piante ne sono state disboscate circa 60 milioni… 

Penso che l’unica cosa che può fare il cittadino è contribuire al rimboschimento, è l’unico modo per evitare che le temperature si innalzino. Ci sono diverse Ong che lo fanno, e non è particolarmente oneroso. Per informarsi basta dare un’occhiata su Google. Anche la Fondation Aquatis, che ospita la mostra ha lanciato un progetto in questo senso. 

«Il popolo brasiliano sa quanto è importante l’Amazzonia»

Se si parla di Amazzoni e incendi, è difficile non trovare il collegamento con l’attualità e parlare delle recenti uscite del presidente Jair Bolsonaro. Ha detto «L’Amazzonia non è un patrimonio dell’umanità», rifiutando gli aiuti esteri e chiudendo politicamente le porte sulla questione incendi boschivi e disboscamento.

«Oh, la foresta è importante non solo per il mondo ma anche per il Brasile stesso», commenta Moss, «e non fatevi ingannare dalla politica, la gente di lì lo sa benissimo. Soprattutto gli agricoltori che fanno fatica perché manca la pioggia e chi in campagna ci vive. Forse in città la cosa è un po’ meno sentita ma comunque reale. Quando abbiamo portato questa esposizione che potete vedere a Losanna nelle scuole - è stata vista da circa 1 milione di scolari -  la risposta è stata fortissima. Ricordo in un istituto in particolare i bambini si sono messi attorno all’unico albero che avevano nel cortile a fissarlo meravigliati».

E per quanto riguarda il disboscamento? «In realtà il Brasile ha leggi rigidissime a riguardo, con pene anche molto severe. Pochi le rispettano e ancora meno le fanno rispettare».

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