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SIRIATenere in carcere i foreign fighter dell'Isis «non è più una priorità»

13.10.19 - 10:47
Lo comunicano le forze curde siriane, impegnate a contrastare l'offensiva turca: «Chi voglia trovare una soluzione è il benvenuto»
Keystone
Tenere in carcere i foreign fighter dell'Isis «non è più una priorità»
Lo comunicano le forze curde siriane, impegnate a contrastare l'offensiva turca: «Chi voglia trovare una soluzione è il benvenuto»

DAMASCO - Impegnati a contrastare l'offensiva turca nel loro Paese, i curdi siriani non assicurano di poter continuare a trattenere in carcere le migliaia di miliziani dell'Isis, anche europei, che sono rinchiusi nel nord est della Siria.

«Fare la guardia alle prigioni dell'Isis non è più una priorità», ha dichiarato un ufficiale delle Forze democratiche siriane (SDF), Redur Xelil, come riporta la BBC. «Chiunque tenga ad assicurare la detenzione dei carcerati è il benvenuto qui per trovare una soluzione», ha aggiunto. L'SDF ha dovuto spostare le proprie forze «per proteggere le nostre città e il nostro popolo».

Le Forze democratiche siriane detengono più di 12mila sospetti membri dell'Isis, 4'000 dei quali sono cittadini stranieri, anche europei. Le forze curde in loco chiedono da tempo supporto ai Paesi d'origine per trattare i loro casi. All'inizio del suo attacco in Siria, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva annunciato che avrebbe preso in consegna ed estradato nei Paesi di provenienza  i jihadisti stranieri.

I curdi mettono in guardia sulla riattivazione di cellule islamiste a Qamishli e Hassakeh in seguito all'offensiva di Ankara, che ha stimolato una nuova campagna dell'Isis per la liberazione dei suoi miliziani detenuti nelle prigioni curde. In entrambe le località si sono registrati attentati con autobomba e almeno cinque detenuti dello Stato islamico sono evasi venerdì a Qamishli.

Scappati 800 affiliati dell'Isis - E intanto, i curdi siriani fanno sapere che, oggi, quasi 800 affiliati dell'Isis sono scappati da uno dei campi nel nord est della Siria dove sono in corso i bombardamenti turchi.

Le autorità curde hanno annunciato la fuga dei jihadisti stranieri dal campo di Ayn Issa, nel nord della Siria, circa 35 km a sud del confine turco.

L'amministrazione semiautonoma della regione curda ha detto che i detenuti hanno attaccato le guardie e travolto le recinzioni. «Il campo di Ayn Issa è ormai senza controllo», hanno riferito i curdi.

Timori per la sorte di 10mila sfollati ad Ayn Issa - Circa 10 mila sfollati siriani, tra cui familiari di jihadisti dell'Isis, ammassati nel campo di Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco sono esposti all'avanzata militare turca e delle milizie cooptate da Ankara.

Lo riferisce stamani l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, che afferma che la polizia curdo-siriana, nota come Asayesh, ha abbandonato il compito di mantenere la sicurezza attorno al campo profughi lasciando di fatto gli sfollati al loro destino.

Sequestrati quattro soccorritori - Quattro soccorritori umanitari siriani sono stati sequestrati nel nord-est della Siria da milizie arabo-siriane cooptate dalla Turchia. Lo riferisce la Mezzaluna rossa curdo-siriana affermando che i quattro rapiti sono membri della stessa organizzazione medica curda.

Il sequestro è avvenuto nella zona di Tall Abyad, al confine tra Turchia e Siria. Non è possibile verificare in maniera indipendente le informazioni sul terreno.

Papa Francesco invoca il dialogo - «Il mio pensiero va ancora una volta al Medio Oriente». Si è espresso Papa Francesco all'Angelus. In particolare, «all'amata e martoriata Siria da dove giungono nuovamente notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni del nord-est del Paese, costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle azioni militari: tra queste popolazioni vi sono anche molte famiglie cristiane».

«A tutti gli attori coinvolti e alla Comunità Internazionale, per favore, rinnovo l'appello ad impegnarsi con sincerità, con onestà e trasparenza, sulla strada del dialogo per cercare soluzioni efficaci», ha aggiunto il Pontefice.


 
 

 

  

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