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REGNO UNITOBrexit: May convinta di poter convincere l'UE

29.01.19 - 14:30
La premier britannica ha iniziato una tornata di contatti con i leader europei per rinegoziare l'accordo
Keystone
Brexit: May convinta di poter convincere l'UE
La premier britannica ha iniziato una tornata di contatti con i leader europei per rinegoziare l'accordo

LONDRA - La premier britannica Theresa May intende avviare già da oggi una tornata di nuovi contatti con vari leader Ue con l'obiettivo di provare a riaprire il negoziato sul cosiddetto backstop e cercare di ottenere una modifica dell'accordo di divorzio raggiunto a novembre.

Lo riferisce un portavoce di Downing Street, confermando - a margine di una riunione del governo - che la premier Tory si prepara a impegnarsi in questa direzione di fronte alla Camera dei Comuni durante l'imminente ripresa del dibattito sul cosiddetto piano B sulla Brexit.

Secondo il portavoce, May punta a chiudere il supplemento di negoziato con Bruxelles entro il 13 febbraio, per poi sottoporne il risultato a un nuovo voto parlamentare. In caso di successo, presentando un nuovo testo d'accordo che a quel punto potrebbe avere il sostegno anche dei ribelli Tory brexiteers ultrà e degli alleati unionisti nordirlandesi del Dup.

In caso di flop, con una dichiarazione sulle sue ulteriori proposte sul da farsi seguite da un dibattito della Camera ed emendabili.

Voto sul piano B entro il 13 febbraio - Si terrà entro il 13 febbraio il nuovo voto cruciale di Westminster sul piano B per la Brexit che Theresa May si è impegnata oggi a cercare di negoziare con l'Ue, con l'obiettivo di ottenere una modifica per allontanare il contestato backstop sulla questione del confine irlandese.

Lo ha detto la stessa premier ai Comuni, precisando di voler tornare in aula anche se il negoziato con Bruxelles dovesse fallire entro il 13, con un statement da sottoporre al dibattito della Camera con votazioni su possibili emendamenti il giorno dopo.

"Dobbiamo rendere chiaro all'Ue ciò che serve per ottenere il sostegno di questa Camera" a un accordo di divorzio sulla Brexit, ha sottolineato May, insistendo sul dovere di "onorare la volontà popolare" del referendum del 2016 e di far "uscire il Regno Unito dall'Unione Europea" e ribadendo la data di uscita del "29 marzo 2019".

"L'unico modo per evitare un no deal", ma anche per evitare una "no Brexit", ha ripreso la premier, "è quello di avere un deal".

Per questo, ha annunciato, intendo "tornare a Bruxelles" per negoziare un accordo che possa essere approvato a Westminster. A questo fine, ha precisato, occorre tuttavia che io abbia "un mandato" su "ciò che questo Parlamento vuole e non su ciò che non vuole".

Nessuna maggioranza sul referendum bis né sulle elezioni - Nel Parlamento britannico "non c'è nulla di vicino a una maggioranza in favore di un secondo referendum" sulla Brexit: così la premier Theresa May nel dibattito di oggi sul suo piano B, in un intervento in cui è tornata a escludere anche l'ipotesi delle elezioni anticipate, sostenendo che in questa fase non sarebbero nell'interesse del Paese.

La premier ha ammesso che anche la sua bozza di accordo, bocciata nelle settimane scorse ai Comuni, non ha una maggioranza. Ma ha sottolineato come il governo in seguito si sia visto confermare la fiducia dalla Camera e come spetti quindi allo stesso esecutivo negoziare con l'Ue una versione modificata dell'accordo sulla Brexit che possa avere il sostegno parlamentare e garantire al contempo il rispetto della volontà popolare del 2016 sull'uscita del Regno dal club dei 27.

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«May rischia di portarci verso un no deal» - Il tentativo di Theresa May di ottenere dall'Ue entro il 13 febbraio le modifiche all'accordo sulla Brexit "che non è riuscita" a portare a casa "in due anni" è "vano".

E rischia di mettere il Paese di fronte al "pericolo d'uno sconsiderato no deal" che imprese e sindacati giudicano "catastrofico per l'economia e i posti di lavoro".

Così Jeremy Corbyn nella sua replica alla premier. Il leader laburista ha quindi accusato May di voler solo tenere insieme i Tory e l'ha sfidata su un accordo che lasci Londra nell'unione doganale.

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