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STATI UNITITutte quelle vite “congelate” nello shutdown: «Noi, presi in ostaggio»

17.01.19 - 06:00
Che è ormai alla sua quarta settimana ed è il più lungo della storia degli Usa, e anche l'economia comincia a risentirne
Keystone
Il monumento ai caduti per la guerra di Corea, Washington.
Il monumento ai caduti per la guerra di Corea, Washington.
Tutte quelle vite “congelate” nello shutdown: «Noi, presi in ostaggio»
Che è ormai alla sua quarta settimana ed è il più lungo della storia degli Usa, e anche l'economia comincia a risentirne

WASHINGTON D.C. - Sono in decine di migliaia e non lavorano – né ricevono uno stipendio – dal 21 dicembre scorso. Sono i dipendenti federali “congelati” dallo shutdown amministrativo voluto da Donald Trump come prova di forza per i 5,7 miliardi per il muro al confine col Messico.

Si parla di 800mila senza busta paga, circa la metà dei quali che lavora comunque (e gratis) in quanto le loro mansioni sono fondamentali: si va dagli addetti alla sicurezza agli aeroporti, agli impiegati del fisco fino agli ispettori per la sicurezza cibo e bevande. Un'altra chiamata alle armi per 10'000 dipendenti è arrivata proprio ieri, riporta il New York Times.

Il Guardian ha voluto raccogliere alcune delle loro testimonianze: dall'agente federale, passando per il biologo fino all'impiegata. Storie di vite bloccate in un limbo d'incertezza.

«Dovro chiedere una licenza e iniziare a fare un altro lavoro per pagare le bollette», racconta un agente federale della Florida particolarmente scontento: «non solo non ricevo paga da dicembre ma, come altri colleghi del mio corpo, siamo obbligati a servire 21 giorni al confine con il Messico come rinforzo. Non sono una guardia di confine ma mi fanno lavorare come se lo fossi. Oltre ai costi per il contribuente siamo costretti a stare per quasi un mese lontano dalla nostra famiglia. Ironia della sorte il proprietario di casa mia è lo Stato al quale devo pagare l'affitto... Mi sento preso in ostaggio».

«Mancano due settimane alla chiusura del cantiere della mia nuova casa e non ho più soldi», racconta un biologo dell'Arizona, «i miei risparmi non bastano più e lo shutdown non poteva capitare peggio. Vivo sul confine e sono convinto che un muro non sia una soluzione efficace».

«Abbiamo disiscritto nostra figlia dall'asilo nido per risparmiare», racconta Tyler un educatore texano sposato con una dipendente del Sistema tributario, «ci siamo rivolti all'assicurazione per la disoccupazione ma è come se ci avessero azzerato tre quarti dello stipendio. Io purtroppo non guadagno tantissimo. Per sbarcare il lunario ho valutato la possibilità di fare l'autista su chiamata per Lyft ma la mia auto non va bene. Se presto non cambieranno le cose dovrò venderla per pagare le bollette».

La crescita Usa a rischio?

Lo stop all'amministrazione fa male anche... all'economia. Come puntualizzato dal New York Times che cita le stime riviste degli analisti e che parlano di possibile stop del trend positivo se non addirittura di decrescita.

Questo perché se da una parte quasi un milione di americani non sta spendendo, dall'altro diversi privati che si appoggiano allo Stato (come gli agricoltori) non possono accedere ai fondi a loro destinati per la chiusura degli uffici predisposti.

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COMMENTI
 

LAMIA 5 anni fa su tio
Ma se Trump può farlo democraticamente ,lo faccia! Che differenza c’è in Svizzera con il nostro governo?

sedelin 5 anni fa su tio
una vergogna degna dei periodi più oscuri della storia! a "perfido ritardato" scritto da francox, aggiungo "verme vomitevole".

francox 5 anni fa su tio
Hanno eletto un perfido ritardato, c'era da aspettarselo.
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