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ITALIAOssa ritrovate in Vaticano, cosa possono raccontare. Forse di due persone

31.10.18 - 12:27
Il sospetto è che possano essere anche di Emanuela Orlandi
Keystone
Ossa ritrovate in Vaticano, cosa possono raccontare. Forse di due persone
Il sospetto è che possano essere anche di Emanuela Orlandi

ROMA - Dagli esami sulle ossa a quello del Dna sono molte le informazioni che si potrebbero ricavare dall'analisi dei resti trovati nella Nunziatura apostolica a Roma, sui quali pende il sospetto possano essere di Emanuela Orlandi, a patto che il loro stato di conservazione sia accettabile. Lo afferma Giovanni Arcudi, il direttore della Medicina legale dell'Università Tor Vergata.

Età dei resti - «Dall'analisi chimica delle ossa si può capire da quanto tempo è morta la persona, valutandone il degrado - spiega Arcudi -. A seconda del luogo di conservazione, asciutto o umido, la degradazione delle ossa cambia, ci sono delle tabelle specifiche a seconda del terreno dove sono conservati i resti. Il risultato in un periodo approssimativo, con una forbice di 10-20 anni. Non si può usare invece la datazione al Carbonio, che serve per resti più antichi, di almeno 100-200 anni».

Gli esami sulle ossa - Da queste spiega l'esperto, si possono ottenere molte informazioni sia sulla persona ma anche sulla datazione della morte. «Sulle ossa si fa la diagnosi dell'età, analizzando l'usura dei denti o la conformazione del cranio, se sono disponibili e ben conservati, o dalle cartilagini degli arti. Per determinare il sesso usiamo alcune misure del bacino o del cranio, mentre per l'altezza del soggetto in vita servono le cosiddette ossa lunghe, come il femore. La quantità di informazioni ottenibili dipende da quali reperti abbiamo e da come sono conservati, ovviamente con un intero scheletro si può sapere molto di più. Anche eventuali lesioni delle ossa o dei denti possono essere molto d'aiuto, confrontate magari con la storia clinica della persona a cui si sospetta appartengano i resti».

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Il dna - «L'estrazione del Dna e le analisi conseguenti, come il confronto con quello della persona a cui si sospetta appartengano i resti o i familiari, non richiedono molto tempo, si possono fare in 7-10 giorni - spiega l'esperto -. Non sempre però si riesce a ricavare del materiale genetico utilizzabile, dipende sempre da come sono conservati i resti, e anche da che tipo di ossa abbiamo. I denti e le vertebre ad esempio sono migliori per l'estrazione, anche se in teoria anche le altre ossa potrebbero essere utilizzate. Una volta ottenuto un Dna analizzabile si può sapere il sesso con sicurezza, e se si ha un 'sospetto' su chi possa essere la persona si può fare il confronto diretto, mentre se non si ha un'idea si può provare con le banche dati del Dna, che però al momento sono abbastanza limitate in Italia».

I denti - L'esame dei resti ritrovati potrebbe essere confrontato con referti dentistici: radiografie o calchi come quelli per gli apparecchi odontoiatrici, se conservati, potrebbero essere utili. Ma i denti sono anche una ottima fonte per il recupero del Dna.

Forse di due persone - Potrebbero appartenere a due persone differenti le ossa ritrovate. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, infatti, durante i lavori di rifacimento del pavimento gli operai avrebbero ritrovato uno scheletro quasi intero e, in un altro punto, altri frammenti di ossa.

Il ritrovamento delle ossa, avvenuto lunedì, ha riportato d'attualità il caso di Emanuela Orlandi, figlia quindicenne di un commesso della Prefettura della casa pontificia, scomparsa il 22 giugno del 1983. Uno dei cosiddetti "misteri d'Italia" rimasti irrisolti. Un mese prima, il 7 maggio, era scomparsa a Roma un'altra quindicenne, Mirella Gregori.

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