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INDONESIASi lamenta per gli altoparlanti della moschea: condannata per blasfemia

23.08.18 - 13:14
La donna, buddhista, dovrà scontare 18 mesi di carcere. La più grande organizzazione islamica indonesiana: «È sbagliato»
Keystone
Si lamenta per gli altoparlanti della moschea: condannata per blasfemia
La donna, buddhista, dovrà scontare 18 mesi di carcere. La più grande organizzazione islamica indonesiana: «È sbagliato»

GIACARTA - Una 44enne indonesiana è stata condannata a un anno e mezzo di reclusione per blasfemia perché si è lamentata del volume degli altoparlanti della moschea che si trova vicino a casa sua.

Nel 2016 Meiliana*, una buddhista di etnia cinese residente a Tanjung Balai, sull’Isola di Sumatra, ha chiesto a un vicino se non si potesse fare niente per gli appelli alla preghiera provenienti dal vicino luogo di culto islamico, che secondo lei erano «troppo forti». Il commento aveva portato al suo arresto e a violente proteste anti-cinesi, con la messa al rogo di diversi templi buddhisti da parte di fedeli musulmani che si sentivano offesi dalle parole di Meiliana.

Ora, il tribunale del distretto di Medan ha condannato la donna a 18 mesi di reclusione sulla base degli articoli 156 e 156a del codice penale indonesiano perché, con la sua lamentela, «ha commesso un atto blasfemo contro una religione professata in Indonesia», riporta il Jakarta Post.

La condanna è stata accolta con disapprovazione dai residenti appartenenti alle minoranze religiose e dagli attivisti. «Meiliana è stata condannata a 18 mesi di carcere mentre i dissacratori dei “vihara” (i templi buddhisti, ndr) hanno ricevuto solo sentenze di 2 mesi di reclusione e alcuni non sono stati nemmeno condannati. È ingiusto» , commenta Tony, un residente di Tanjung Balai.

La paura è che in Indonesia stia prendendo piede una forma di Islam più estremista e intollerante con le minoranze religiose: «Ancora una volta gli articoli sulla blasfemia vengono utilizzati per attaccare le minoranze», commenta il direttore dell’Institute for Criminal Justice Reform, Anggara.

Anche la principale organizzazione islamica del Paese, la Nahdlatul Ulama, che conta 60 milioni di iscritti, critica la scelta del giudice di applicare gli articoli sulla blasfemia: «Crediamo che Meiliana non abbia commesso una blasfemia», dichiara il vice direttore dell’organizzazione, Robikin Emhas, all’Associated Press. «Mi spiace che questa questione sia arrivata in tribunale, avrebbe dovuto essere risolta in maniera pacifica», ha aggiunto. Secondo Emhas, lamentarsi del volume degli altoparlanti con il quale, cinque volte al giorno, viene diffuso l’appello alla preghiera islamica non è un segno d’odio verso una determinata religione.

L’Indonesia è il più grande Paese a maggioranza islamica del mondo. L’87% dei suoi 261 milioni di abitanti è musulmano. Con il 10% di cristiani e una restante percentuali di induisti, buddhisti e altre confessioni, il Paese presenta tuttavia una certa varietà religiosa oltre che una grande varietà etnica. Accanto alle moschee, non mancano così numerose chiese, templi buddhisti e luoghi di culto induisti.   


*Indicata solo con il suo nome. Generalmente in Indonesia non si usano i cognomi.

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