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ITALIALa nave Diciotti è arrivata a Catania

21.08.18 - 07:47
Per lo sbarco dei 177 profughi bisognerà attendere la ripartizione tra i paesi dell'Ue. Salvini non molla: «O l'Europa fa sul serio, o inizieremo a riportarli da dove sono partiti»
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La nave Diciotti è arrivata a Catania
Per lo sbarco dei 177 profughi bisognerà attendere la ripartizione tra i paesi dell'Ue. Salvini non molla: «O l'Europa fa sul serio, o inizieremo a riportarli da dove sono partiti»

CATANIA - È entrata nel porto di Catania nave Diciotti con a bordo i 177 profughi, soccorsi la notte tra il 15 e il 16 agosto scorsi mentre erano su un barcone in avaria al largo di Lampedusa. La nave della Guardia costiera italiana resterà ormeggiata, ma non ci sarà alcun sbarco prima di una ripartizione dei naufraghi tra i paesi dell'Ue.

Sul molo, infatti, è stato organizzato un servizio di sorveglianza, ma non ci sono i preparativi legati all'assistenza allo sbarco dei profughi, che passeranno la loro quinta notte su nave Diciotti.

«L'Ue non c'è» - Nonostante gli appelli delle organizzazioni umanitarie, il ministro degli Interni Matteo Salvini continua in serata il braccio di ferro con Bruxelles e tiene fermo il no allo sbarco dei disperati ormai da sei giorni sulla motonave, "prigionieri" insieme all'equipaggio. Per nave Diciotti il Viminale ha concesso solo lo "scalo tecnico" per i rifornimenti, e la motonave è sorvegliata dalle forze dell'ordine sul molo di Levante.

«O l'Europa inizia a fare sul serio difendendo i suoi confini e ricollocando gli immigrati, oppure inizieremo a riportarli nei porti da dove sono partiti. L'Italia ha già fatto la sua parte, e quando è troppo, è troppo», ribadisce il ministro leghista. Lo fa quasi di rimando alla Commissione UE per la Migrazione che, poco prima, aveva fatto sapere che il rebus sulla ripartizione dei profughi è aperto e che «i contatti con gli Stati membri sono ancora in corso, siamo al lavoro per trovare una soluzione al più presto».

Per Salvini, l'UE non rispetta i patti, e sul capitolo migranti «non c'è». Sui 450 profughi sbarcati a luglio a Pozzallo «solo la Francia - rileva il ministro - ha mantenuto l'impegno, accogliendone 47». Gli altri Paesi, «zero». Nel mirino di Salvini c'è sempre La Valletta «dopo i racconti di alcuni immigrati che hanno raccontato di essere stati intercettati dai maltesi, e accompagnati verso l'Italia e poi abbandonati. Prima di chiedere lo sbarco dalla Diciotti, - afferma il ministro - forse sarebbe meglio alzare il telefono e chiedere spiegazioni a Bruxelles e agli altri governi europei».

Dopo la Procura di Agrigento che da ieri indaga per capire chi ha portato i migranti verso l'Italia, dato che dai primi interrogatori si parla di maltesi, oggi anche i magistrati di Catania hanno aperto un fascicolo sull'arrivo di nave Diciotti.

Sul ponte della nostra motonave ci si prepara a passare la sesta notte all'addiaccio mentre si fa sentire, finora invano, il pressing delle ong. Le persone a bordo, ha detto la portavoce dell'Unhcr Carlotta Sami, «hanno subito abusi, torture, sono vittime di tratta e traffico di esseri umani. Hanno bisogno urgente di ricevere assistenza e diritto a chiedere asilo. Un diritto fondamentale, non un crimine».

E i Medici senza frontiere, con Save the children, esortano «le autorità italiane a concedere rapidamente lo sbarco in modo da poter prestare le cure» e ricordano che «a bordo ci sono minori, donne, persone che sono state anche un anno e mezzo nei centri di detenzione in Libia: è inammissibile negare per un periodo così lungo l'assistenza a queste persone e ai bambini».

«La mancata autorizzazione allo sbarco, con la conseguente impossibilità di valutare le singole situazioni, appare ancor più critica visto che la maggior parte dei migranti - ha detto Mauro Palma, il Garante delle persone detenute o private della libertà - è di nazionalità eritrea, e dunque in evidente bisogno di protezione internazionale».

Don Ciotti di Libera e gruppo Abele, con Pax Christi e la Fondazione Migrantes, chiede una mano tesa, subito. «Ben venga la ricerca di accordi vincolanti a livello continentale, ma intanto le persone si soccorrono e si accolgono. È questo il dovere della politica, ma è anche il compito di un popolo che ha dimostrato tante volte la sua vocazione all'ospitalità», conclude la nota congiunta.

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