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IRAQ/SIRIA«Possiamo battere l'Isis sul campo ma non le loro idee»

03.08.18 - 09:00
Minaccia domata ma non sconfitta quella dello Stato Islamico, ritornato a fare paura. Ce lo racconta in esclusiva la nostra inviata
Keystone
«Possiamo battere l'Isis sul campo ma non le loro idee»
Minaccia domata ma non sconfitta quella dello Stato Islamico, ritornato a fare paura. Ce lo racconta in esclusiva la nostra inviata

DAMASCO - Da quando sono in Iraq per 20 Minuten, ovvero da inizio luglio, l'Isis è piano piano tornato un argomento ricorrente. Un filmato di un'esecuzione di alcuni militi delle forze di sicurezza irachene, rapiti a un finto posto di blocco, ha riportato rapidamente in auge quella paura dimenticata.

Tanto che viaggiare in auto dall'importante città petrolifera Kirkuk a Bagdhad sull'autostrada si è praticamente da soli, per i viaggi a lunga percorrenza la gente preferisce l'aereo: «Pensavamo la situazione fosse di nuovo sotto controllo, e invece...», ci racconta Rawand (30 anni) scappato da Kirkuk nel 2014 quando lo Stato Islamico imperversava.

È vero, l'Isis è un ombra di sé stesso: controlla il 98% di territori in meno ma resta una minaccia attiva e pugnace. Nell'Iraq centrale è attivo in diverse provincie, soprattutto di questi tempi. In Siria, invece, si muove soprattutto nelle aree desertiche a est. In entrambi i casi approfitta del territorio collinoso, dell'aiuto degli autoctoni e di tattiche da guerriglia.

Ben lungi dall'essere un vero e proprio esercito, Daesh può contare oggi sul “solo” 3'000 uomini in Iraq e un paio di migliaia in Sira. Fra di loro diversi foreign fighters. Ultima roccaforte del Califfato la città siriana di Hajin dove si nasconderebbe anche Abu Bakr al-Baghdadi. Se questa dovesse cadere, potrebbe anche essere la fine per l'Isis.

Stando a diversi osservatori però potrebbe rimanere «una presenza strisciante» in entrambe le nazioni. In ogni caso a fare più paura di, fucili e bombe è l'ideologia: «Possiamo anche battere l'Isis con le armi, ma le sue idee troveranno sempre seguaci», hanno confermato le autorità irachene a 20 Minuten. Ma c'è chi è più ottimista: «Non può durare a lungo, se cade il Califfato allora cade anche Daesh, significa che Allah non era con loro», conferma l'esperto di terrorismo Roland Propp.

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