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STATI UNITIIl movimento #Metoo dichiara guerra a Trump

11.02.18 - 20:18
Il tweet in cui il presidente parla di «affermazioni che distruggono la vita» è stato accostata al caso del segretario Porter accusato di violenze domestiche dalle ex mogli
Keystone
Il movimento #Metoo dichiara guerra a Trump
Il tweet in cui il presidente parla di «affermazioni che distruggono la vita» è stato accostata al caso del segretario Porter accusato di violenze domestiche dalle ex mogli

WASHINGTON - È bastato un tweet di Donald Trump a scatenare una guerra con il movimento #Metoo, nato dopo il caso Weinstein per combattere molestie e abusi sessuali contro le donne.

Un movimento «puritano» e «anti patriarcale» che puo' travolgere il «patriarca» per eccellenza, Donald Trump, ammonisce il suo ex stratega Steve Bannon. Soprattutto, sottolinea, se la star tv Oprah, diventata icona del movimento dopo il suo vibrante discorso ai Golden Globe, scendera' in campo nelle elezioni di Midterm per far vincere i democratici, aprendo la strada ad un impeachment.

Ad accendere la scintilla e' stato il tycoon lamentandosi su Twitter che «le vite delle persone sono fatte a pezzi e distrutte da pure affermazioni. Alcune sono vere ed altre sono false. Alcune sono vecchie ed altre nuove. Non c'è guarigione per chi e' accusato falsamente, la vita e la carriera sono perdute. Non c'è piu' una cosa come il giusto processo?».

Una considerazione generica, senza nomi e cognomi, ma che tutti hanno legato al caso del segretario dello staff Rob Porter, costretto a dimettersi dopo che le sue due ex mogli lo hanno accusato pubblicamente di violenze domestiche che lui continua a negare. Un caso non isolato che ha creato imbarazzo e divisioni alla Casa Bianca, con voci di dimissioni del capo dello staff John Kelly - che pero' oggi ha incassato la "piena fiducia" del presidente - e una controversa difesa dello stesso Porter da parte di Trump, che ne ha elogiato il «buon lavoro» e gli ha augurato «il meglio», ricordando che lui si proclama innocente e ignorando totalmente le accuse delle sue ex mogli.

«Trump crede solo agli uomini», soprattutto se sono suoi amici, colleghi o alleati, hanno denunciato in molti sui social media. Proteste anche dei dem e dell'ex vicepresidente Joe Biden. La stampa Usa ha ricordato le sue precedenti difese di uomini accusati con argomenti simili: il pugile Mike Tyson, Roger Ailes e Bill O'Reilly, rispettivamente presidente e anchorman di punta di Fox News, il suo ex campaign manager Corey Lewandowsky, l'ex candidato repubblicano in Alabama Roy Moore.

Del resto Trump ha difeso se stesso allo stesso modo, negando le accuse di molestie ricevute da una dozzina di donne e liquidando come un «discorso da spogliatoio» quello in cui si vantava di poter afferrare qualsiasi donna per i genitali.

Il principio del 'giusto processo' da lui invocato non sembra pero' valere se ad essere accusati sono democratici o loro simpatizzanti, come nel caso del senatore Al Franken o di Weinstein, che il presidente ha preso di mira.

Il suo tweet, secondo esponenti del movimento #Metoo, dimostra perche' molte donne non denunciano le molestie, ossia per il timore di non essere credute.

Ma alla Casa Bianca non tutti la pensano come Trump. «Non ho nessun motivo di non credere a queste donne», ha detto alla Cnn la consigliera Kellyanne Conway, ricordando che nel caso di Porter «ci sono contemporaneamente rapporti di polizia, donne che parlano all'Fbi sotto minaccia di spergiuro...e fotografie (dell'occhio nero di una delle ex mogli, ndr)».

Bannon pero' avvisa il tycoon: «e' arrivato il momento. Le donne stanno prendendo il controllo della società e non potrebbero trovare un cattivo migliore di Trump. Lui e' il patriarca. Questo e' un momento di definizione nella cultura. Non sara' piu' come prima in futuro», ha confidato a Josh Green nella nuova versione del suo libro Devil's Bargain. Lo spettro del movimento #Metoo ora e' dentro la Casa Bianca.
 
 

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