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ITALIA/SVIZZERADj Fabo, chiesta l'assoluzione per Cappato. Lui: «Condannatemi»

17.01.18 - 18:39
È l'appello provocatorio rivolto ai giudici se non vorranno riconoscere il "diritto a morire" di Fabiano Antoniani, ma solo il fatto che non ha staccato la spina
Dj Fabo, chiesta l'assoluzione per Cappato. Lui: «Condannatemi»
È l'appello provocatorio rivolto ai giudici se non vorranno riconoscere il "diritto a morire" di Fabiano Antoniani, ma solo il fatto che non ha staccato la spina

MILANO - La procura di Milano ha chiesto l'assoluzione per Marco Cappato, giudicato per la morte assistita di dj Fabo, avvenuta lo scorso febbraio in una stanza dell'associazione di aiuto al suicidio Dignitas nella zona industriale di Pfäffikon (ZH).. In subordine, l'invio degli atti del processo alla Corte Costituzionale per sollevare una questione di illegittimità sull'articolo 580 che prevede il reato di aiuto al suicidio.

La procura aveva già chiesto l'archiviazione nel maggio del 2017, respinta. Nell'udienza odierna, Cappato ha però provocatoriamente chiesto di essere condannato.

Se non riconoscete a Fabiano Antoniani il suo diritto a decidere di morire con dignità e decidete di assolvermi solo perché materialmente non l'ho aiutato nelle fasi finali del suo suicidio assistito in Svizzera, allora condannatemi. È questo, in sintesi, il suo appello. «Sono passati quasi undici mesi dalla morte di Fabiano, quante persone da allora sono andate in Svizzera, nello stesso posto, per ricevere assistenza alla morte volontaria? Possiamo stimare decine di persone di cui non sappiamo nulla perché è stato fatto clandestinamente», ma il caso Fabo nasce quando il 40enne milanese, tetraplegico e cieco dopo un incidente stradale, decide di rendere pubblica la sua volontà.

«Se dovesse definire irrilevante la mia condotta, personalmente come cittadino vi dico preferirei una condanna», spiega rivolto in particolare ai giudici popolari, perché un'assoluzione - chiesta sia dalla difesa, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola, che dalla pubblica accusa perché il fatto non sussiste - «è un precedente che apre la strada alla possibilità che la morte volontaria dipenda dalla possibilità di andare in Svizzera, se non avesse avuto 12 mila euro non poteva. Se accettiamo che per lo Stato tutto quello che avviene prima non lo vogliamo sapere, si potrebbe commercialmente organizzare il trasporto di persone in Svizzera di cui non vorremmo sapere nulla».

Cappato chiede ai giudici di valutare le sue responsabilità, «la conseguenza del fatto che la persona che sono andato ad aiutare aveva comunque diritto a morire, cioè a interrompere le terapie». Il paradosso per l'esponente dei Radicali è che se avesse aiutato Fabiano seguendo la "via italiana", ossia l'interruzione delle cure, "avrei contribuito, in una modalità più rischiosa per lui, a un diritto».
 
 

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