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CINA«La Cina è la più grande prigione di giornalisti al mondo»

19.12.17 - 11:55
La denuncia arriva da Reporters sans frontières, la Repubblica popolare detiene 52 giornalisti, al secondo posto la Turchia (43)
Keystone
«La Cina è la più grande prigione di giornalisti al mondo»
La denuncia arriva da Reporters sans frontières, la Repubblica popolare detiene 52 giornalisti, al secondo posto la Turchia (43)

PECHINO - La Cina «resta la più grande prigione di giornalisti al mondo e perfeziona anche il suo arsenale di misure per reprimere giornalisti e blogger»: è quanto si legge nell'ultimo rapporto di Reporters sans frontières (Rsf).

«Il regime di Pechino - prosegue - non applica più la pena di morte contro gli oppositori, ma lascia consapevolmente che la loro salute si degradi in prigione fino a che muoiano».

Rsf ricorda come quest'anno il Premio Nobel per la pace, Liu Xiaobo, nonché il blogger Yang Tongyan, entrambi prigionieri condannati a lunghe pene, siano stati «scoperti con un cancro terminale e siano morti in poco tempo dopo il loro ricovero in ospedale».

«La comunità internazionale - avverte - teme ormai per la vita del fondatore del sito di informazione 64 Tianwang, Huang Qi, premio Rsf 2004, detenuto in un carcere di Mianyang dove è vittima di violenze, di rifiuto di cure e pressioni affinché ammetta la sua colpevolezza».

In Cina sono quest'anno 52 i giornalisti detenuti. Gli altri quattro grandi "Paesi-prigione" dei giornalisti sono Turchia (43), Siria (24), Iran (23), Vietnam (19).

Raddoppiato il numero delle giornaliste uccise - Raddoppiato il numero di giornaliste uccise nell'esercizio della loro professione: secondo l'ultimo rapporto di Reporters sans frontières (Rsf), le giornaliste uccise nel 2017 sono state 10, contro le 5 dello scorso anno.

Gran parte di esse, prosegue l'organismo, «avevano in comune di essere giornaliste d'inchiesta esperte e combattive, dalla scrittura pungente. Nonostante le minacce, continuavano ad indagare e a svelare casi di corruzione e altre vicende riguardanti autorità politiche o gruppi mafiosi. Hanno pagato con la vita le loro inchieste».

Tra queste, Rsf ricorda l'assassinio, il 16 ottobre a Malta, di Daphne Caruana Galizia, che ha causato un'ondata di shock in tutto il Paese e al livello internazionale, ma anche Gauri Lankesh (crivellata di colpi a Bangalore, in India) e Miroslava Breach Velducea, uccisa in Messico.
 
 

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