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ITALIANate due gemelle siamesi a Bergamo

28.08.17 - 16:37
Sono unite all'addome. In Ospedale c'è stretto riserbo sulle condizioni delle due bimbe perché la famiglia ha chiesto il rispetto della privacy
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Nate due gemelle siamesi a Bergamo
Sono unite all'addome. In Ospedale c'è stretto riserbo sulle condizioni delle due bimbe perché la famiglia ha chiesto il rispetto della privacy

BERGAMO - Nella letteratura scientifica si conta un episodio del genere ogni 200mila nascite in tutto il mondo: basterebbe solo questo a definire 'eccezionale' il caso delle due gemelline siamesi nate mercoledì scorso all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo da una mamma italiana.

Le piccole, unite tra loro all'altezza dell'addome, sono in condizioni stabili ma in prognosi riservata, e attualmente si trovano nella terapia intensiva neonatale della struttura. I gemelli cosiddetti 'siamesi' sono gemelli identici che sono uniti tra loro in una parte del corpo, sin dalla nascita. Le due gemelline di Bergamo sono nate con una parte di addome in comune, in particolare con una porzione di fegato.

In Ospedale c'è stretto riserbo sulle condizioni delle due bimbe perché la famiglia ha chiesto il rispetto della propria privacy in questo momento così delicato. Risulta essere il primo caso di questo tipo al Papa Giovanni XXIII, dove ogni anno nascono oltre 4mila bambini «e quasi la metà delle gravidanze seguite presenta fattori di rischio», riporta la stessa struttura.

Le gemelline siamesi sono nate nella mattinata di mercoledì 23 agosto, con un cesareo programmato a 35 settimane di gestazione. L'intervento, iniziato alle 9 del mattino, è durato un'ora e 20 minuti. Nel dettaglio, sul ventre della madre è stata creata una incisione a T rovesciata, hanno spiegato gli esperti, «in modo da creare uno spazio sufficientemente ampio da consentire un'agevole estrazione di due neonati insieme». Immediatamente dopo la nascita le bambine sono state assistite dagli operatori della Patologia neonatale.

«I medici non si sbilanciano sulle prossime fasi del percorso terapeutico - conclude l'Ospedale - e per volontà della famiglia non verranno diffuse ulteriori informazioni».
 
 

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