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IRAQLa frase shock dell'orfano di uno jihadista: «Da grande farò il cecchino»

27.07.17 - 06:00
Traumatizzati dalla guerra, rischiano di essere vittime di ritorsioni e vendette e nessuno vuole occuparsi di loro
Keystone / AP
La frase shock dell'orfano di uno jihadista: «Da grande farò il cecchino»
Traumatizzati dalla guerra, rischiano di essere vittime di ritorsioni e vendette e nessuno vuole occuparsi di loro

MOSUL - «Non era un bambino normale - non sembrava spaventato». Il protagonista di questa drammatica storia raccontata dal Guardian è Mohammed, di nove anni. Siamo a Mosul, liberata poche settimane fa dalla dominazione dello Stato islamico. A parlare è Abu Hassan, medico dell'esercito che ha trattato decine di sopravvissuti ai furiosi combattimenti che hanno devastato per mesi la città.

«Ho parlato con lui, facendogli domande normali come: "Cosa vuoi fare da grande?" Ha risposto: "Voglio diventare un cecchino"». Una frase che ha scioccato Hassan. «Non è una cosa normale per un bambino», ma la spiegazione è arrivata subito dopo: il padre di Mohammed era un cecchino, «l'emiro dei cecchini». Mohammed è stato trovato in un edificio, intorno a lui svariati jihadisti morti. «I soldati delle forze speciali l'hanno portato da me» aggiunge Hassan.

Quella di Mohammed non è una storia limite in una città devastata come Mosul. Sono centinaia, forse migliaia gli orfani. Non solo i figli dei civili uccisi, ma anche quelli dei combattenti nelle milizie di Daesh. Si trovano in una situazione molto complicata: le autorità non li ritengono normali cittadini, le organizzazioni e i sistemi di welfare statale non vogliono assisterli. A offrire loro aiuto sono famiglie normali, volontari e alcuni ufficiali dell'esercito iracheno tra la zona occidentale di Mosul e il nord del paese, in mano alle milizie curde. In un singolo campo ci sono 600 orfani dello Stato islamico.

«Abbiamo ricevuto da Mosul decine di migliaia di bambini che hanno perso il padre e la madre» spiega Sukaina Mohamed Younes, la responsabile di un programma di aiuto nella provincia di Ninive. «Tre quarti appartengono a famiglie dell'Isis». Mohammed è stato affidato da lei a uno zio a Erbil. Potrà quindi tentare di ripartire lontano da Mosul, e dal desiderio di vendetta da chi è sopravvissuto alla dominazione dell'Isis. «Il problema è che le persone non accettano più famiglie appartenenti allo Stato islamico» conclude.

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