Il post è diventato virale, ma la giovane è stata sommersa da insulti e minacce
TEMPE - Sta suscitando molte reazioni online il post di un’immigrata irregolare negli Stati Uniti che ha reso pubblica la propria dichiarazione d’imposta esortando il presidente Donald Trump a fare lo stesso.
«Sfatiamo il mito: io, un’immigrata senza documenti, ho appena fatto le tasse e pagato 300 dollari allo Stato dell’Arizona». Inizia così il messaggio postato su Facebook da Belén Sisa, 23 anni, studente dell’Arizona State University.
Il «mito» di cui parla è la concezione che gli immigrati irregolari non contribuiscano alla prosperità del Paese. Secondo Sisa, lo fanno eccome pur non ricevendo in cambio alcun «aiuto finanziario, la disoccupazione, un’assicurazione malattia a prezzi calmierati o la pensione»: «Sono in milioni a pagare come me per un sistema dal quale non riceveranno mai nulla», commenta. «Vuole dirmi un’altra volta che dovrei essere espulsa, che non contribuisco e che sono solo una sanguisuga mentre l’1% della popolazione, i più ricchi, vi deruba ogni giorno?», continua rivolta al presidente. «Perché non mi fa vedere la sua di dichiarazione d’imposta, Donald J. Trump?», conclude aggiungendo l’hashtag #HereToStay (“qui per restare”).
Dalla sua apparizione, domenica, il post è diventato virale e ha guadagnato nel corso della settimana l’attenzione dei media nazionali. Online, Sisa ha ricevuto moltissimi messaggi di supporto e ammirazione, ma anche tanti insulti e minacce. «Fai schifo, spero che tu e la tua famiglia siate rispediti nel Paese inferiore che i tuoi avi hanno costruito», «Ti denuncio all’immigrazione», «Falsa»: questo il tenore dei commenti. «Ho ricevuto molestie, ho ricevuto odio, ho ricevuto commenti ignoranti sul mio aspetto o la mia presunta stupidità, sono stata accusata di mentire», ha denunciato con la voce incrinata dal pianto alla Cbsn.
A chi la accusa di mentire perché nella foto del post ha in mano un modulo 1040 in bianco per le imposte federali (e non statali), Sisa risponde attraverso il Washington Post: «Perché non fate le stesse domande al presidente degli Stati Uniti che è miliardario?».
Come riporta il quotidiano americano, Belén Sisa è arrivata negli Stati Uniti dall’Argentina all’età di 6 anni insieme ai genitori, che sono entrati nel Paese con un visto regolare per poi rimanere illegalmente oltre la sua scadenza. La 23enne beneficia ora del “Deferred Action for Childhood Arrivals” (Daca), una controversa misura introdotta da Obama nel 2012 che garantisce un diritto di dimora provvisorio di due anni (rinnovabile una volta) per gli stranieri arrivati negli Stati Uniti in tenera età. Chi vuole richiederlo deve, fra le altre cose, avere meno di 31 anni (al 15 giugno 2012), essere immigrato prima dei 16, studiare o aver ottenuto un diploma, avere la fedina penale pulita e non rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale. La richiesta di questo permesso costa 495 dollari (ca. 494 franchi) che finanziano il programma stesso. Il Daca consente di ottenere un permesso di lavoro, ma esclude il detentore dagli aiuti federali o dall’accesso alla cittadinanza.
Negli Stati Uniti ci sono circa 700mila persone che hanno un permesso Daca. Nel complesso, calcola il Washington Post, i 7 milioni di immigrati irregolari che lavorano nel Paese pagano contributi sociali per una cifra compresa fra i 7 e i 12 miliardi di dollari e tasse per 11,6.