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STATI UNITITre mesi di Trump, e la protesta non accenna a fermarsi

19.03.17 - 21:18
Dal maxi-sciopero indetto per il prossimo 1 maggio ai 120mila attivisti già impegnati, l'America "anti-Trump" percorre diverse strade
Keystone
Tre mesi di Trump, e la protesta non accenna a fermarsi
Dal maxi-sciopero indetto per il prossimo 1 maggio ai 120mila attivisti già impegnati, l'America "anti-Trump" percorre diverse strade

WASHINGTON - Con la presidenza Trump che entra nel suo terzo mese non si ferma il dissenso e, dopo le folle oceaniche della "Marcia delle donne" e numerose marce e manifestazioni che hanno punteggiato il Paese fin dall'indomani dell'insediamento del 45/mo presidente degli Stati Uniti, la protesta non accenna a fermarsi e percorre diverse traiettorie.

A partire da un mega-sciopero indetto per il prossimo primo maggio, la giornata internazionale dei lavoratori. Centinaia di migliaia di lavoratori nel settore dei servizi incroceranno le braccia in segno di protesta contro le politiche del presidente Donald Trump, ponendo in particolare l'accento sulla stretta all'immigrazione.

Tra le organizzazioni sindacali che aderiscono alla mobilitazione c'è la Service Employees International Union United Service Workers West, guidata da David Huerta che a BussFeed ha dichiarato: «Ci rendiamo conto del rischio che corriamo (con questa azione), ma siamo pronti a correrlo per poter andare avanti in questo momento, mentre i più marginalizzati sono nel mirino di questa amministrazione».

La protesta "online" - La mobilitazione passa intanto obbligatoriamente dal web ed è la piattaforma Meetup.com -con 175 dipendenti e 30 milioni di utenti in tutto il mondo- a prenderne adesso il timone lanciando una vasta iniziativa al grido di "Resistenza!": #Resist. Il social network ha fatto sapere che renderà noto nei prossimi giorni il piano - realizzato in collaborazione con il gruppo guidato da un ex collaboratore di Hillary Clinton - per coordinare le proteste tra oltre 120mila attivisti già impegnati con gruppi anti-Trump. L'amministratore delegato di Meetup, Scott Heiferman, ha reso noto che il nuovo accordo, noto solo con il nome di #Resist appunto, darà al movimento di protesta la struttura necessaria per incanalare al meglio la critica e la risposta alle politiche del nuovo presidente Usa. «Una cosa è per un amministratore delegato dire, "mi opporrò a quel politico", ma è ancora di più per l'azienda stessa fare in modo di mobilitare la gente», ha detto.

Per Heiferman e altri responsabili di aziende high-tech, le pressioni di Trump per bloccare l'immigrazione da diversi Paesi a maggioranza musulmana hanno segnato un punto di non ritorno. «Quando si supera un certo limite, abbiamo il dovere civico di non rimanere in silenzio», ha aggiunto l'ad. Da parte sua, la Casa Bianca non ha voluto rilasciare dichiarazioni sui piani di Meetup. Per la società, che ha aiutato milioni di persone a riunirsi per condividere interessi di tutti i tipi, si tratta di una mossa rischiosa. Ma riflette una crescente disponibilità di alcune importanti imprese tecnologiche ad opporsi a Trump.
 
 

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