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I commercianti di Crickhowell, nel Galles, vogliono giocare ad armi pari con le grandi multinazionali. Si danno così alla contabilità creativa
CRICKHOWELL – Quando si parla di tasse, una multinazionale come Starbucks o un piccolo negozio di paese hanno opzioni molto diverse per minimizzare l’impatto di questo fastidioso dovere. Grazie a uno stuolo di fiscalisti il gigante del caffè potrà sfruttare tutte le scappatoie legali per ridurre al minimo le imposte, scegliendo, magari, di domiciliare la propria sede “offshore”, lontano dal fisco di un determinato Paese. Il piccolo commercio, invece, potrà anche avvalersi dei consigli di un buon fiduciario, ma difficilmente riuscirà a far figurare che il centro d’interessi della sua salumeria è in un paradiso fiscale.
Per far riflettere su questo squilibrio, un piccolo e agguerrito paesino del Galles ha deciso di andare in massa offshore. Utilizzando i trucchi delle grandi compagnie, i commercianti di Crickhowell – 2mila anime nel Galles – si daranno alla contabilità creativa. Proveranno a spostare le proprie sedi legali all’estero per pagare meno tasse possibile nel Regno Unito e sfrutteranno tutte le scorciatoie fiscali lecite sul mercato. Giocheranno, insomma, ad armi pari con i Golia del commercio.
“Ho sempre pagato fino all’ultimo centesimo dovuto e non contesto questo”, premette Steve, gestore di un bar che parteciperà insieme ad altri esercenti locali al documentario di Bbc 2 (‘La cittadina che è andata offshore’). “Quello che contesto – continua Steve – è che io debba pagare tutte le mie tasse mentre le grandi catene che sono mie concorrenti fanno l’impossibile per schivare le loro”. “Finora questi trucchi offshore sono stati a disposizione delle grandi compagnie che possono permettersi la parcella degli avvocati – rincara la dose Jo, titolare del locale affumicatoio del pesce –. Ora, però, abbiamo messo insieme le nostre teste e trovato un modo per imitare questi grandi evasori”.
